Italia Nostra

Data: 12 Luglio 2018

La chiusa di Ceraino: valorizzazione mancata e “ponti tibetani”!

Di recente l’Amministrazione Comunale di Dolcè, in provincia di Verona, ha deliberato di costruire un “ponte tibetano”, in prossimità della Chiusa di Ceraino, che si colleghi con la corrispondente area di Rivoli, allo scopo di sviluppare la sentieristica da e per il Lago di Garda nell’ambito della rete delle piste ciclabili veronesi e trentine.

Sulla stampa locale è stata definita “una pazza idea”, e tale è anche per noi di “ITALIA NOSTRA”, per la ragione che il territorio, che abbraccia l’intero arco morenico lasciato dal ghiacciaio dell’Adige al suo ritiro, iniziato circa 19.000 anni fa, offre un paesaggio talmente prezioso da meritare la valorizzazione come geo-sito, anche se progressivamente rimodellato dalla “vignetizzazione” ormai dilagante.

Da oltre 30 anni sono stati promossi (con articoli divulgativi e visite guidate) itinerari didattici alla scoperta della complessità geo-paesaggistica (organizzati per “punti di osservazione”) percepibile tra Montecchio di S. Ambrogio e la strada che da Forte Mollinary scende a Ceraino. Scenari ancora oggi integri di un “Itinerario fra “fiumi e ghiacciai fossili” e i luoghi dei primi “guardiani” della Chiusa della Val d’Adige”, proposto dal paleontologo Giorgio Chelidonio in un libro pubblicato e distribuito in gran parte delle scuole della provincia di Verona, a cura dell’Amministrazione della Provincia.

Da un punto di vista storico poi, ricordiamo che sul rilievo del Monte Rocca, naturalmente difeso su tre lati da versanti scoscesi, si sono avvicendati abitati fortificati, dal tardo Neolitico (V-IV millennio a. C.) al Medioevo, posti a controllo della “autostrada fluviale” atesina. Questa funzione fu evidenziata in diversi episodi, come nel 1155, quando le truppe imperiali di Federico Barbarossa impegnarono diversi giorni d’assedio per espugnare la roccaforte o come fecero, nove anni dopo, le truppe comunali veronesi che, dopo avere assediato la guarnigione filo-imperiale per quattro mesi, la distrussero. Non dimentichiamo la vittoria napoleonica di Rivoli del 1797 o nell’”Ottocento” il Forte Hlawaty costruito dagli Austriaci e voluto dal
Feldmaresciallo Radetzky insieme con altri forti, per creare uno sbarramento verso la strada del Brennero e lo sbocco della Val Lagarina.
Nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il forte passò di mano al Regio Esercito che lo ammodernò nel 1884 e si adoperò per invertire il tiro dell’artiglieria. Da questo momento assunse il nome di Forte di Ceraino.

Alla luce di tutto questo ci chiediamo: “Quali valorizzazioni del patrimonio paesaggistico, geo-archeologico e storico-culturale si sono fatte negli ultimi 30 anni?” Sia visitando i luoghi (pale eoliche a parte, certamente utili ma non al paesaggio come bene culturale), che ricercandone tracce su Internet, la risposta appare latitante se non del tutto assente.

Ben poco si può leggere anche nei siti dei rispettivi Comuni coinvolti. Su questo luminoso esempio di valorizzazione culturale del territorio è piombato da pochi mesi un progetto di “ponte tibetano” ciclabile, proposto “sia come collegamento stradale, sia come attrazione turistica”. L’opera, presumibilmente lunga oltre un centinaio di metri, fluttuerà fra i venti che spesso si incanalano nella Val d’Adige, con qualche rischio per i ciclisti per i quali la si vuole realizzare.

Ancora una volta la valorizzazione culturale della Chiusa di Ceraino è stata lasciata nel cassetto, quando non ignorata in partenza: qui si vuol realizzare una cosa che rimarrà nel tempo e la si verrà a vedere come quando si va a Gardaland? Ma noi di “Italia Nostra” vogliamo porre l’accento sull’incongruenza di una tipologia di ponte, appunto “tibetano” e il contesto paesaggistico della “Val d’Adige” e non “Val Tibet”!

Se abbiamo un minimo di cultura e d’amore del nostro territorio e del paesaggio, dobbiamo contrastare questo tipo di operazione che lo stravolgerebbe per sempre.

Marisa Velardita – Presidente di Italia Nostra sezione di Verona

Carmine Abate – Vicepresidente di Italia Nostra Consiglio Regionale del Veneto

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