Italia Nostra

Data: 6 Novembre 2014

Lottizzazione del Nassar a Parona: un disastro annunciato

“Le Porte della Città” al Nassar di Parona a pochi metri dall’Adige: un disastro annunciato

Si tratta di un residuo delle vecchie aree edificabili del precedente P.R.G. del 1975 che prevedeva una città di oltre 400.000 abitanti. Si vuole realizzare su un’ area d’intervento di 72.399 mq una colata di cemento composta di 11 fabbricati alti 11 metri con una superficie coperta di 6.780 mq per la residenza e di 2 fabbricati di 11 metri con una cubatura di 24.930 mc per una superficie coperta di 3.110 mq. di direzionale e commerciale. Tutto ciò potrebbe causare un grave danno paesaggistico ed un pericoloso dissesto idrogeologico. Nel 1993, la zona oggetto della lottizzazione fu completamente allagata.

Almeno due volte all’anno il nostro paese è oggetto di alluvioni, frane e disastri naturali, e ogni anno, purtroppo, siamo costretti a contare le vittime. Nonostante tutto questo, nessuna amministrazione del passato, tranne una prima stesura del Progetto Preliminare di Piano del 1993 approvato solo dalla Giunta, ha potuto o ha voluto cancellare quella vecchia ed errata scelta di edificare in una zona ambientalmente pregiata, a pochi metri dall’Adige, confinante con la campagna, dove esiste ancora uno dei rari casi di rapporto senza soluzione di continuità tra il terreno coltivato e le rive del fiume.

In questo ultimo decennio gli eventi climatici hanno determinato un violento impatto sul territorio, ma questo impatto sarebbe stato molto più leggero se nel nostro paese non ci fosse stata una forte e molto spesso incontrollata urbanizzazione. Una colata di cemento che non ha risposto e non risponde alle necessità della popolazione, ma a quelle della speculazione. I luoghi devastati sono spesso in territori gestiti male, con costruzioni in aree golenali, dove sono stati costruiti argini inutili che hanno stretto i fiumi in pochi metri e reso più veloci e pericolose le loro acque; dove spesso l’agricoltura industrializzata e intensiva, con gli sbancamenti ed i terrazzamenti delle colline hanno ridotto la consistenza fisica del terreno e la capacità di assorbimento delle precipitazioni; e dove i boschi e le foreste sono stati tagliati o bruciati. La risposta al conseguente squilibrio idrogeologico è stata quella di cercare di condizionare il regime delle acque intervenendo soprattutto con opere di ingegneria idraulica, mentre sarebbero servite e servirebbero operazioni di carattere forestale e naturalistico, che tenessero conto delle esigenze della natura.

Di fronte alle nostre obiezione riguardo alla lottizzazione di Parona, le risposte degli amministratori locali sono sempre le stesse: che l’ingegneria idraulica risolve tutto e che esistono i diritti acquisiti. Ma i fatti stanno dimostrando che le opere dell’uomo spesso hanno peggiorato le situazioni e che i diritti dei singoli dovrebbero essere meno importanti di quelli della collettività.   La difesa del suolo non si fa con l’emergenza, ma legiferando e pianificando l’uso del territorio non sulla base di logiche di mercato, ma per ritrovare l’equilibrio territoriale e idrogeologico. Sarebbe necessario bloccare la cementificazione e il raddrizzamento dei corsi d’acqua; rinaturalizzare, dove possibile, i fiumi ed i torrenti e realizzare le opportune aree di esondazione, perché i fiumi possano sfogarsi senza creare danni.

Invece, nei piani urbanistici del Comune di Verona, c’è ancora una grossa lottizzazione a pochi metri dall’Adige.

 

Giorgio Massignan

Presidente della Sezione Verona di Italia Nostra

 

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