Italia Nostra

Data: 9 Febbraio 2011

“Alberi troppo vicini, fuorilegge migliaia di strade”

di Alberto Custodero

da “La Repubblica” (del 08.02.2011)

La Cassazione: tronchi pericolosi, devono essere ad almeno sei metri dall’asfalto. La sentenza per un incidente a Foligno, condannata l’Anas. “La sola alternativa sono i guardrail”

Tutti gli alberi, anche quelli secolari che si trovano entro sei metri dalle strade extraurbane, sono fuorilegge. È, questo, l’innovativo principio giuridico di sicurezza stradale stabilito dalla Cassazione nella sentenza di condanna per omicidio colposo al capo cantoniere dell’Anas di Foligno, Bruno Bruni. Secondo la Corte suprema, l’uomo avrebbe dovuto provvedere a mettere in sicurezza (“predisponendo un idoneo guardrail nel tratto di strada dove si trovava la pianta”), la statale “centrale umbra” orlata da una fila di alberi secolari, bellissimi da vedere, ma pericolosissimi per gli automobilisti. Se l’avesse fatto, Michela Crucianelli non si sarebbe schiantata a bordo della sua vettura contro uno di quei platani-killer. E non sarebbe morta.

L’articolo 26 del regolamento che dà attuazione al codice della strada entrato in vigore il primo gennaio del 1993 aveva vietato la presenza di alberi entro una distanza minima di sei metri. Pareva, però, che quella norma non fosse retroattiva, ovvero che non fosse riferita agli alberi preesistenti, ma solo a quelli piantati da quel momento in poi. Ci sono voluti 17 anni affinché la Cassazione dirimesse questo equivoco, decidendo una volta per tutte che il divieto vale per tutto il patrimonio arboreo che orla le strade extraurbane, sia quello precedente il ’93, sia quello successivo.

La sentenza che ha condannato a un anno e sei mesi il cantoniere dell’Anas di Foligno costituisce ora un punto di riferimento sia per tutti i tribunali e le procure

d’Italia. Sia per gli enti proprietari delle statali extraurbani, in particolare l’Anas e le Province che d’ora in avanti dovranno stanziare ingenti investimenti per mettere in sicurezza le strade alberate. L’avvocato civilista Sandra Gracis è la prima ad essersi ispirata alla sentenza della Suprema corte per riaprire una vecchia causa. “Tutti i parenti di automobilisti morti avvenuti nell’ultimo decennio contro un albero – spiega il legale – possono ora fare una causa civile per ottenere un indennizzo”. “Ho subito citato l’Anas – aggiunge l’avvocato Gracis – per la morte di Tommaso Rossi, schiantatosi l’11 giugno del 1996 (allora aveva 28 anni) contro un platano della statale “Pontebbana” fra Treviso e Conegliano. Una strada del Trevigiano sulla quale sono morti contro gli alberi decine di automobilisti”. In tutta Italia ci sono migliaia di chilometri di strade extraurbane che hanno sul ciglio alberi killer. L’Aci, da alcuni anni, ha deciso di non proseguire più nel censimento degli incidenti stradali contro gli alberi. Ma le vittime restano ogni anno centinaia.

L’ultima, una ragazza di 17 anni, Claudia Martignago, schiantatasi contro una pianta sabato notte sulla statale che porta a Maser, in provincia di Treviso. “Non è giusto – commenta Gian Marco Sardi, della Società Italiana di Psicologia della Sicurezza Viaria – dare la colpa agli alberi. L’incidente è sempre la risultate dell’interazione di tre fattori: uomo, veicolo ed ambiente. Per aumentare realmente il livello di sicurezza e diminuire il numero di incidenti, morti e feriti è necessario intervenire al massimo e in modo concertato su tutti e tre i fattori. Quindi anche con la messa in sicurezza di guardrail, alberi, ma anche pali della luce, non percepiti come pericolosi, ma strutturalmente più rischiosi di altre situazioni”.

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