Italia Nostra

Data: 24 Maggio 2023

Associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, furto ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici

51 indagati, 21 misure cautelari e 50 perquisizioni eseguite dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nel centro e sud Italia

Alle prime ore del 24 maggio 2023, i Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale hanno eseguito in diverse regioni d’Italia, in collaborazione con il R.O.S. di Roma, con l’Arma territorialmente competente e con lo Squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori Puglia”, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Trani su richiesta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, nei confronti di 21 soggetti tutti a vario titolo ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici. Contestualmente sono state svolte decine di perquisizioni disposte dall’ufficio giudiziario inquirente tranese. L’ordinanza costituisce il risultato degli elementi d’indagine, convenzionalmente denominata Canusium, condotta dal Nucleo TPC di Bari.

“Grazie allo straordinario apporto investigativo dei Carabinieri dell’Arte, l’indagine ha consentito di accertare e frenare un’impressionante azione predatoria a danno del patrimonio archeologico del nostro territorio, della eccezionale ricchezza culturale di Canosa” ha affermato il Dott. Renato Nitti, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani.

“Un successo investigativo, che tuttavia dimostra in modo inequivocabile come il nostro territorio custodisca ancora incommensurabili tesori preda di tombaroli e trafficanti senza scrupoli. Su questo fronte e su quello dei recuperi all’estero sono impegnati costantemente i Carabinieri dell’Arte, che si giovano del sostegno concreto e fattivo del Ministero della Cultura italiano!” ha dichiarato il Generale di Brigata Vincenzo Molinese, Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Nel dettaglio, è stato documentato come la consorteria si approvvigionasse di reperti archeologici, prevalentemente di carattere numismatico, mediante scavi clandestini eseguiti da squadre di tombaroli in aree campane, lucane e pugliesi, per la successiva esportazione illecita all’estero e immissione nel mercato illegale delle opere d’arte.

Nel corso dell’inchiesta sono stati rinvenuti e sequestrati complessivamente nr. 3586 beni archeologici, numismatici e ceramici in diverse regioni d’Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo, Lazio e Trentino Alto Adige), di valore storico artistico inestimabile e commerciale ingente, in eventi così suddivisi e di cui alle segnalazioni a cui si fa riferimento:

– Minervino Murge (BT) e Canosa di Puglia (BT): sequestro di nr. 1.234 (milleduecentotrentaquattro) reperti di cui nr. 748 monete in bronzo e argento; nr. 398 tra bracciali, anelli, fibule e medaglie in bronzo; nr. 35 pesi da telaio; nr. 29 elementi in pasta vitrea; nr. 24 tra brocche, olle, piatti, unguentari e miniature, riferibili verosimilmente al IV-III sec. a.C., oltre a nr. 2 metal-detector e attrezzature per le ricerche clandestine;

– Ordona (FG): nr. 6 monete in argento, riferibili al periodo romano repubblicano (III-II sec. a.C.); nr. 3 monete in bronzo (asse e sesterzi), riferibili al periodo romano imperiale (I sec. a.C.), tutte con caratteristiche di rarità e pregio;

– Spinazzola (BT): nr. 179 (centosettantanove) reperti di cui nr. 125 monete in argento e bronzo; nr. 18 pesi da telaio; nr. 12 elementi in metallo; nr. 24 tra crateri a campana, stamnos, brocche, coppe, statuette, piatti, skyphos, epichysis, kantharos, vasi miniaturistici, lucerne e fusi ceramici, risalenti ad un periodo verosimilmente compreso tra il IV ed il II sec. a.C., oltre ad arnesi da scavo e nr. 2 metal-detector;

– Spinazzola (BT): nr. 2 metal-detector e altri attrezzi per lo scavo clandestino; – L’Aquila: nr. 91 monete archeologiche in argento di epoca II-I sec. a.C.; nr. 4 monete archeologiche in bronzo attestabile al II-I sec. a.C.; – Troia (FG): nr. 25 monete archeologiche in bronzo di datazione tardo imperiale romana; nr. 1 oggetto fittile di datazione tardo imperiale romana-medioevale; nr. 3 metal-detector, nr. 3 coltelli e attrezzature varie per le ricerche clandestine;

– Ciampino (RM): nr. 364 monete archeologiche in argento e bronzo di epoca imperiale romana;

– Lavis (TN): nr. 1.679 (milleseicentosettantanove) monete archeologiche in argento e bronzo, di zecche magno greche, romane e bizantine, databili tra il IV sec. a.C. e il III sec. d.C.

L’attività investigativa è stata avviata nel 2022 a seguito dell’individuazione nell’agro di Canosa, mediante la componente aerea dell’Arma pugliese, di diversi scavi clandestini. L’inchiesta, sviluppata e ampliata, anche sul piano internazionale, a partire dallo scorso autunno, supportata da attività tecniche, dinamiche e telematiche, ha consentito di individuare un’organizzazione criminale composta dal classico repertorio strutturato di soggetti che compongono la filiera tipica del fenomeno delinquenziale in danno dei beni culturali e strutturata nel modo seguente: tombaroli, ricettatori di zona (1° livello) e areali (2° livello), nonché da trafficanti internazionali. Il sodalizio, con basi operative nella provincia di B.A.T. con diramazioni in Campania, Lazio e il resto della Puglia, aveva avviato un fiorente canale commerciale di monete archeologiche che, frutto di scavi clandestini eseguiti in Puglia e Campania, venivano poi cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali, i quali provvedevano a immetterle sul mercato illecito globale, attraverso Case d’asta estere. Nel corso delle investigazioni sono state recuperate e sequestrate diverse migliaia di reperti archeologici, tra ceramiche e monete archeologiche in oro, argento e bronzo, 60 tra metal detector e arnesi idonei allo scavo clandestino, nonché documentazione contabile attestante le transazioni illecite in Italia e con l’estero. Le misure coercitive e le perquisizioni sono state eseguite in più comuni dell’Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

Durante le investigazioni si è rivelata di fondamentale importanza la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Ministero della Cultura, in via esclusiva gestita, alimentata e sviluppata sul piano tecnologico dai Carabinieri dell’Arte. Il database la più grande del mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di files relativi a opere da ricercare.

 

 

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