Italia Nostra

7mila metri cubi di scorie radioattive e nucleari alle porte di Roma

14 Marzo 2013

Pubblichiamo la video inchiesta Adnkronos-Prometeo sugli oltre 7 mila metri cubi di rifiuti radioattivi e nucleari (derivati soprattutto in ambito medicale e dallo smantellamento delle ex centrali nucleari), provvisoriamente raccolti nel centro di ricerche Enea di Casaccia. Da circa 30 anni si è in attesa di un deposito nazionale definitivo.

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BREVE RESOCONTO: Roma, 13 mar. – (Adnkronos) – Una video inchiesta Adnkronos-Prometeo documenta gli oltre 7 mila metri cubi di rifiuti radioattivi e nucleari provvisoriamente raccolti all’interno dei depositi della Nucleco, all’interno del centro di ricerche Enea di Casaccia, alle porte di Roma. Da circa 30 anni, l’Italia aspetta il deposito nazionale definitivo, ma nel frattempo il Paese continua a produrre materiali radioattivi, soprattutto in ambito medicale e come conseguenza delle attività di smantellamento delle ex centrali nucleari. Le telecamere Adnkronos-Prometeo hanno documentato questa realtà. L’inchiesta in onda all’interno del Rotocalco Adnkronos, e online sul sito Ign. (www.adnkronos.com)

Osteria nuova, alle porte di Roma. Qui, all’interno del centro di ricerche Enea di Casaccia, c’è il  deposito della Nucleco, controllata per il 40% da Enea e per il 60% da Sogin, la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi oggi ospitati all’interno di 5 capannoni. Ad oggi, i depositi ospitano “poco più di 7 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, contenuti in circa 2500 fusti prodotti dagli anni ’90 e fino al 2009”, spiega all’Adnkronos l’ad della Nucleco Emanuele  Fontani.

Costruito negli anni ’80 il deposito Nucleco doveva essere una sistemazione temporanea in attesa del sito nazionale che, a distanza di quasi 30 anni, ancora non è stato realizzato. “Non c’è ad oggi una data certa non essendoci stato ad oggi un intervento concreto da parte dello Stato che non ha rilasciato i criteri – spiega Fontani -. Il programma è di avere il deposito nazionale per il 2025, ma una volta realizzato il deposito nazionale “bisogna conferire e per conferire ci vorranno probabilmente 10 anni”. Sulla data, quindi, continua ad esserci incertezza. “Nessuno oggi parla di deposito nazionale o lo mette al centro delle proprie agende politiche”, aggiunge Fontani spiegando che il deposito “è un diritto degli italiani se gli italiani vorranno continuare a curarsi e curare alcune tipologie di tumore con sorgenti  radioattive. Se vogliamo, come cittadini italiani, risolvere il problema del passato esercizio delle centrali nucleari e risolvere un problema futuro per poter continuare a utilizzare sostanze radioattive per la cura dei tumori dovremo trovare una soluzione per il deposito nazionale”.

Mentre l’Italia aspetta il deposito definitivo, l’espansione urbana ha raggiunto la prossimità del deposito Nucleco, visibile anche dalla strada che costeggia il centro. Nel 2003, l’allora capo del Sismi Nicolo’ Pollari aveva riferito alla Camera, davanti alla Commissione del ciclo dei rifiuti, sollevando proprio le criticità legate alla sicurezza. I capannoni contengono sia i rifiuti già trattati, sia quelli che devono ancora subire la complessa procedura di condizionamento e che continuano e continueranno ad arrivare soprattutto dagli ospedali. La questione centrale resta quindi l’individuazione e la realizzazione del deposito nazionale che permetterebbe di mettere in sicurezza in maniera definitiva e negli spazi adeguati i rifiuti radioattivi presenti non solo a Casaccia, ma in varie località italiane.