Italia Nostra

Data: 4 Gennaio 2018

Stazione radiotelegrafica Marconi di Coltano (Pisa): segnalazione per la Lista Rossa

Indirizzo/Località: Via Centro RAI – Coltano (Pisa)

Tipologia generale: architettura civile

Tipologia specifica: ex stazione radio

Configurazione strutturale: diversi edifici e una palazzina storica  che si affaccia su strada

Epoca di costruzione: sec. XX

Uso attuale: la palazzina di 600 metri quadri è in stato di abbandono dagli anni settanta, gli ambienti sono ingombri di macerie

Uso storico: grande impianto voluto e realizzato da Guglielmo Marconi con le allora avveniristiche apparecchiature costruite dai cantieri Marconi di Genova

Condizione giuridica: proprietà del Demanio (recente accordo con il Comune di Pisa per il suo recupero)

Segnalazione: del 21 dicembre 2017 – segnalazione della Sezione di Pisa di Italia Nostra – pisa@italianostra.org

Motivazione della scelta: La stazione radiotelegrafica di Coltano, dista 8 chilometri da Pisa, nella campagna coltivata, è in rovina. Per decenni è stata la capitale di un mondo, quello delle telecomunicazioni. Segnali e parole che volavano nell’etere, attraverso il grande impianto voluto e realizzato da Guglielmo Marconi con le allora avveniristiche apparecchiature costruite dai cantieri Marconi di Genova.

Ora tutta l’area è recintata e ci sono grandi cartelli gialli di pericolo. Le finestre sono state murate, il tetto è crollato in più punti. La facciata è deturpata dalle scritte con lo spray. Tutti gli ambienti di questi 600 metri quadri che custodivano i segreti della tecnologia all’epoca più all’avanguardia nel mondo sono ingombri di macerie. La pioggia e le intemperie hanno sbreccato gli intonaci. Luogo ideale per bivacchi e accampamenti temporanei.

Il premio Nobel per la fisica inaugurò il centro radio di Coltano, insieme al re Vittorio Emanuele III, nel novembre 1911. Uno dei primi telegrammi al direttore del New York Times: “19 novembre 1911. I miei migliori saluti trasmessi per telegrafo senza fili dall’Italia in America. Pisa ore 5.47 pom.”. Da qui passò il segnale con cui Marconi accese le luci della gigantesca statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il 12 ottobre 1931. La conferma, ma stavolta dalla terraferma, dell’esperimento del 26 marzo 1930, alle 11,03: Marconi inviò nell’etere gli impulsi che, percorse 14 mila miglia, accesero in Australia le tremila lampadine del Municipio di Sydney.

I tedeschi in ritirata alla fine della guerra minarono e fecero saltare le enormi antenne alte 250 metri e un’altra palazzina di macchinari. La palazzina Marconi se la cavò con pochi danni. Da lì, però, un lento inesorabile degrado: una scuola, un cinema, delle residenze, poi dagli Anni Settanta il nulla. Del recupero della centrale Marconi si parla da decenni. Una storia di promesse e impegni disattesi. Di battaglie, come quella di Italia Nostra.

Gli sforzi si erano moltiplicati nel 2009, il centenario del Nobel. Ancora una volta non se n’è fatto niente. La prima, piccola svolta, è arrivata nelle ultime settimane. Un primo accordo tra il demanio (proprietario del bene) e il Comune di Pisa. Una concessione provvisoria e 100 mila euro per mettere l’edificio in sicurezza e completare la progettazione del restauro, preludio alla concessione definitiva e gratuita per lo sfruttamento culturale e turistico del bene. Però ci vogliono i progetti, i piani di valorizzazione.

Luogo dotato di un certo fascino nel quale stanno insieme natura, cultura e, grazie a Marconi, tecnologia, andrebbe recuperato e reso visitabile per restituirlo alla collettività.

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