Il Coronavirus ci induce a riflettere su alcuni aspetti della vicenda e dei protagonisti del famoso Auditorium di Ravello. Il protagonista della vicenda è Domenico De Masi, sociologo pacioso, intelligente e anche simpatico: siamo conterranei sanniti, in questi giorni alla ribalta per l’applicazione forzata del lavoro a casa, da lui meritoriamente suggerito da tempo. Sull’Auditorium De Masi entrò in contrasto con Italia Nostra. Quando fu nominato presidente del festival di Ravello strinse un patto con gli albergatori che volevano tenere aperti gli alberghi anche d’inverno. Puntò sull’Auditorium, invece di un banale palazzo-congressi, per “tenere aperta Ravello 365 giorni l’anno”, e andò a prendere un disegno dal grande architetto Niemeyer, che aveva raggiunto i cento anni. Piovvero i fondi regionali. Chi avrebbe avuto qualcosa da dire su un progetto di Niemeyer? Invece Italia Nostra, senza entrare nel merito del progetto, fece ricorso al Tar, che accolse l’istanza e bloccò i lavori in quanto illegittimi. Ma il Consiglio di Stato respinse poi il ricorso per una imperfezione dell’invio, ma senza entrare nel merito. Ora l’Auditorium è quasi inutilizzato: troppo piccolo per Wagner, è adatto solo per la musica da camera, d’inverno è chiuso nelle brume di Ravello. Il metodo del telelavoro a casa è già stato applicato da Gianni Biglia all’Inps dagli anni ‘90. Ciò nulla toglie a De Masi: è una geniale mente sannita. Ci siamo incontrati tempo fa, ormai ex vecchi nemici: sorridendo ci siamo scambiati un bacio. Ma era prima del Coronavirus.
Italia Nostra
L’Auditorium di Ravello quasi inutilizzato. Guido Donatone
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