Italia Nostra

Data: 19 Maggio 2016

Attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi: le mani della mafia sui contributi europei per l’agricoltura

Irredimibile, immodificabile Isola? In Sicilia fare il proprio dovere con passione e dedizione continua ad essere un fatto rivoluzionario. Un fatto rivoluzionario e pericoloso. Assai pericoloso. Mercoledì 18 maggio, il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, ha subito una gravissima intimidazione, un vero e proprio agguato mafioso, lungo la strada statale che collega San Fratello a Cesarò, nel Messinese. Intorno alle due di notte, al rientro da Cesarò, dove si era recato per una manifestazione, l’auto in cui viaggiava Antoci, insieme all’agente di  scorta che lo accompagna, è stata presa di mira da più malviventi che hanno fatto fuoco sulla vettura. Immediata è stata la reazione del poliziotto di scorta, che ha risposto all’attacco. A dare man forte alla scorta anche il dirigente del commissariato di Polizia di Sant’Agata Militello, Daniele Manganaro, che seguiva con un’altra auto. Sembra che nel conflitto a fuoco nessuno sia rimasto ferito. Il commando è riuscito a fuggire mentre la scorta portava al sicuro Antoci, che è rimasto illeso. Accanto all’auto sono state trovate tre molotov inesplose. Il presidente del Parco dei Nebrodi e l’uomo della sua scorta sono stati condotti all’ospedale di Sant’Agata Militello per i necessari controlli medici.

“E’ stato un agguato – dice Antoci – sono stato bloccato mentre tornavo da una manifestazione a Cesarò. A un tratto abbiamo trovato dei grossi sassi sulla strada. Neanche il tempo di capire cosa è successo che siamo stati crivellati dalle pallottole. Un uomo della scorta si è buttato su di me, e a salvarci la vita è stato il vice questore Manganaro che per caso era dietro di noi su una volante. Sparando ha messo in fuga gli assalitori. Sono certo di chi siano i mandanti, sono i mafiosi dei Nebrodi ma anche la ‘ndrangheta, perché il protocollo che abbiamo messo in atto qui in Sicilia sarà applicato anche in Calabria. Il Consiglio regionale si è già determinato sulla sua approvazione. So chi mi vuole morto”.

Altre volte, in passato, il presidente Giuseppe Antoci è stato oggetto di intimidazioni a causa delle sue denunce sulla mafia dei pascoli, ma l’episodio di mercoledì 18 maggio 2016 è assai grave e inquietante.  Italia Nostra non può che esprimere piena solidarietà e sostegno al presidente del Parco dei Nebrodi e alle forze di Polizia che tutelano il nostro territorio.  Ciò che è successo nel Messinese dimostra inequivocabilmente quanto la mafia sia ancora forte e presente e quanto siano importanti gli atti posti in essere dal presidente Antoci. Egli, infatti, ha adottato il primo protocollo di legalità, in Italia, contenente linee guida finalizzate a contrastare i tentativi d’infiltrazione mafiosa nelle procedure di concessione a privati di beni compresi nel territorio di un parco. Insomma: per la prima volta gli enti regionali chiedono la certificazione antimafia anche per l’affidamento di appezzamenti di valore inferiore ai 150 mila euro, scoprendo che i terreni sono in mano alla mafia. Al Parco dei Nebrodi e al Comune di Troina sono state revocate, nelle ultime settimane, assegnazioni per 4.200 ettari di terreno, per le quali sono stati ricevuti contributi a valere su fondi Agea e fondi Ue per 2,5 milioni di euro all’anno. Con dati allarmanti: su 25 certificazioni richieste, 23 hanno avuto lo stop dalle prefetture di Enna e Messina per reati come l’associazione mafiosa e per legami con i più potenti clan mafiosi dell’Isola.

Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia 

 

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