Accordo tra Università “Vanvitelli”, e Ferrarelle: le critiche del “Movimento Blu – coordinamento di Caserta”, a firma di Mariella Natale, a cui hanno aderito anche la LIPU, ItaliaNostra e WWF di Caserta.
“L’acqua Ferrarelle sgorga a Riardo, provincia di Caserta – scrivono le associazioni – In Italia ci sono 189 fonti attive e 250 marche che immettono sul mercato un bene demaniale che così esce dal diritto pubblico e non è più una proprietà collettiva dei cittadini. Lo sfruttamento della Ferrarelle è stato concesso al Gruppo Pontecorvo che ha stretto rapporti con Danone, corporation francese che controlla anche altre acque minerali. Le Regioni concedono lo sfruttamento delle acque minerali a prezzi irrisori, neanche 5 centesimi a litro, mentre il fatturato delle marche arriva a 5 miliardi e mezzo di euro. La Ferrarelle ha ricavato 223 milioni di euro a fine 2021. Le bottiglie sono vuoti di R. Pet, per metà composte da plastica di bottiglie recuperate e per metà composte da plastica nuova di Pet che si ricava dal petrolio. La Ferrarelle ha usato mezzo miliardo di queste bottiglie per la vendita. Totalmente irrisolto il problema dello smaltimento finale che è a carico della Regione. Le bottiglie usate in inceneritori o discariche sono causa di inquinamento da Pet che è difficile quantificare: CO2, effetto serra, ossido di azoto, polveri sottili. Anche il trasporto di materiale alla fabbrica di bottiglie e di bottiglie piene ai supermercati, nonché il trasporto privato di bottiglie piene a casa del consumatore produce CO2. Perciò il sistema di produzione e la mercificazione delle acque minerali, Ferrarelle inclusa, sono causa di danni ambientali e non si può ancora parlare di sostenibilità”.
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foto di pixabay via pexels