Italia Nostra

Data: 5 Gennaio 2024

L’area marina protetta dell’isola di Capri

 

Il procedimento per l’istituzione dell’area marina protetta dell’Isola di Capri sembrerebbe giunto finalmente in dirittura d’arrivo. Data la rilevanza naturale, culturale e storica del luogo, si tratta di un tema che non può interessare e coinvolgere soltanto i cittadini dell’Isola, ma la questione dovrebbe diventare, quanto più possibile, di interesse e dominio pubblico, oltre a responsabilizzare la Città metropolitana nella persona del suo Sindaco.

Ricostruiamo velocemente i fatti. L’8 gennaio, ovvero tra pochi giorni, a seguito di un lungo, articolato e partecipato procedimento politico-amministrativo iniziato nel 2020, ci sarà la pubblicazione, sui siti dei due Comuni dell’Isola, della prima proposta di zonizzazione redatta dall’ISPRA (l’Istituto Superiore per la Ricerca ambientale). La stessa era già stata presentata alla cittadinanza nel corso di un’assemblea pubblica tenutasi il 24 ottobre u.s. Come previsto dalla normativa vigente, che regola l’istituzione delle aree marine protette, l’area verrà suddivisa in zone sottoposte a diverso regime di tutela, tenuto conto delle caratteristiche ambientali e della situazione socio-economica.

 A partire dall’8 gennaio sarà possibile, entro i successivi 15 giorni, per chiunque, presentare osservazioni motivate che verranno esaminate dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente. Insomma, il protrarsi di un paradosso, ovvero che un luogo così conosciuto e visitato per la sua bellezza, e allo stesso tempo molto fragile dal punto di vista naturalistico ed idrogeologico, fosse lasciato alla totale anarchia e al più efferato sfruttamento, finalmente dovrebbe avere fine. L’amministrazione locale e la parte più avveduta dell’Isola, che si fanno interpreti di proteggere e avere cura di un bene patrimonio dell’umanità, anche nel rispetto di principi costituzionali quali la tutela dei diritti delle generazioni future, sembrano decise ad andare avanti senza remore.

 E’ evidente che l’istituzione dell’area marina protetta colpisca interessi variegati, che pongono quale loro priorità, in una visione miope, anche dal punto di vista economico, ma soprattutto astorica, gli incassi rapidi, veloci e non sempre controllati.  Ma nonostante scomposte reazioni, espressione di interessi trasversali e predatori, ma per fortuna abbastanza circoscritti, ormai sembra chiaro ai più che l’area marina protetta di Capri rappresenta l’unica e forse l’ultima possibilità praticabile per contrastare la drammatica e devastante aggressione delle coste e dei fondali dell’Isola, derivante, appunto, da una visione totalmente estrattiva e speculativa di bellezze naturali uniche al mondo. E’ assolutamente necessaria una regolamentazione finalizzata ad impedire, in vari mesi dell’anno, un vero assalto di imbarcazioni che ormeggiano a poca distanza dalle coste, pregiudicando il delicato ecosistema aggredito dagli ancoraggi selvaggi.

L’aggressività del traffico nautico attorno all’Isola rappresenta un fenomeno, ormai degenerato, incontrollato e assolutamente non sostenibile, la salvaguardia delle risorse naturali impone di definire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale, fruibilità e accessibilità.

E’ in gioco l’affermazione di un ambientalismo molto concreto, per nulla visionario, che intende proteggere le bellezze e le risorse naturali, non secondo una mera fede estetizzante, ma al contrario, responsabilizzando direttamente la cittadinanza, ponendo in essere azioni concrete e materiali, che sappiano interpretare e governare anche la dimensione economica con un approccio più evoluto e sostenibile.

In quest’ottica, va recuperata la sublime intuizione culturale e politica di Benedetto Croce, posta al centro della prima Conferenza internazionale sul Paesaggio svoltasi a Capri nel 1922, che seguiva di pochi mesi proprio la c.d. “legge Croce” a tutela delle risorse naturali. La riflessione parte dalla percezione di una paura. Per Croce le pulsioni estrattive dell’ambiente, a seguito delle trasformazioni sociali ed economiche, vanno fronteggiate e richiedono un intervento dello Stato, ed in generale delle istituzioni pubbliche, per conservare e tutelare il paesaggio, salvaguardandone la sua primaria funzione spirituale, culturale, pedagogica. Quel grido d’allarme lanciato a Capri contro gli speculatori non risultò sufficiente, anzi fu totalmente ignorato. La dimensione estrattiva, speculativa e mercantile prevalse tra affari, indifferenza e inconsapevolezza.  

Ora c’è la possibilità d’invertire la rotta. Oggi il protrarsi di questo processo affaristico non è più possibile. Va arrestato e subito. Proprio da Capri, che sembra ormai avvolta da un irrimediabile declino edonostico, possono partire coraggiosi ed improcrastinabili segnali di riscossa, nel rispetto della dignità delle persone e dei luoghi.

La battaglia per l’istituzione dell’area marina protetta a Capri può rappresentare un caso paradigmatico, con la speranza di generare a sostegno un autorevole movimento d’opinione.

 Intervento del Prof. Alberto Lucarelli, uscito su Repubblica Napoli, il 5 gennaio 2023

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