Italia Nostra

Data: 5 Aprile 2019

Parco delle Alpi Apuane e il ricatto occupazionale

L’Associazione esprime viva preoccupazione per gli avvenimenti di questi giorni e si augura che il ricatto occupazionale non apporti nuove distruzioni e inquinamento delle acque a danno della collettività.

Esprime sconcerto per il contradditorio comportamento del Parco Regionale che da un lato prende posizione contro l’espansione dell’attività estrattiva nel caso del comune di Stazzema e dall’altro, accogliendo i pareri pro veritate dei legali dei sindaci di Vagli e di Minucciano, propone di ricorrere ad un parere legale terzo allo scopo di consentire lo scavo nei siti Rete Natura 2000 degli stessi Comuni, in violazione della normativa regionale e nazionale.

Le 4 pagine a colori comparse sui quotidiani allo scopo di illustrare l’attività del Parco anche in materia di cave non appaiono in linea con i fatti. Se il Parco è nato come “compromesso” ed è “inusuale” che l’area vincolata sia intervallata dall’attività estrattiva (priva addirittura di un’area cuscinetto) , se il Parco nel piano estrattivo del 2002 (mai approvato dalla politica)  aveva previsto una forte riduzione dell’attività estrattiva con la chiusura di ben 7 bacini estrattivi, oggi l’Ente, promosso anche a Geoparco Unesco, non può che opporsi con forza all’aumento esponenziale delle cave attive, che sono almeno una settantina, e farsi capofila delle Associazioni ambientaliste, per non tradire la mission principale di tutela dell’ambiente, dei geositi e degli endemismi.

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