Italia Nostra

Data: 28 Aprile 2024

Valorizzazione o svilimento? Il patrimonio forlivese tra trasferimenti a richio e occasioni perdute

Il 1 maggio 1961 Giuseppe Verzocchi donava alla Città di Forlì, dunque a tutti i cittadini forlivesi rappresentati dal sindaco Icilio Missiroli, la sua collezione di dipinti “Il lavoro nella pittura contemporanea”, ponendo fra le condizioni che fosse mantenuta sempre in stretto fisico legame con la Pinacoteca, riconoscendo così la grande importanza delle Collezioni civiche. Un patto fino ad ora mantenuto, perché in Palazzo Romagnoli insieme con la Collezione Verzocchi è stata trasferita la sezione novecentesca della Pinacoteca, in gran parte già esistente al tempo della donazione, ma a che a breve non lo sarà più, dopo il disallestimento e imballaggio della Collezione nella prospettiva del trasferimento, non immediato, a Palazzo Albertini.

Non solo. È notizia di questi giorni il prestito a Cento di alcune fra le opere più importanti della Pinacoteca, due tele di Guercino e tre della sua scuola, per il periodo, imprecisato ma quantificabile in anni, necessario alla costruzione della nuova ala dei Musei San Domenico.

L’operazione, presentata come un’occasione di valorizzazione dei nostri musei, appare piuttosto come uno svilimento delle raccolte civiche e una conseguenza preoccupante delle difficoltà organizzative determinate dai lavori in programma a Palazzo del Merenda, che rischiano di portare alla paralisi i servizi museali della città e di precludere ulteriormente l’accesso ad ampie sezioni del patrimonio.

Allarmanti anche le modalità utilizzate per la movimentazione delle opere come si può dedurre dalle fotografie pubblicate, in cui si vedono le tele di Guercino trasportate senza alcuna protezione per lo scalone di Palazzo del Merenda fino in strada e collocate in casse solo sul camion, mettendo a rischio l’integrità delle opere e forse anche la sicurezza dei trasportatori. Ad aggravare la situazione la presenza di cantieri adiacenti per il rifacimento stradale di corso della Repubblica, con il conseguente sollevamento di polveri e altro.

https://www.forlitoday.it/cronaca/opere-guercino-cento-mostra-lavori-museo.html
https://www.forlinotizie.net/2024/04/guercino-5-opere-da-forli-a-cento-per-una-nuova-mostra-sul-maestro-delbarocco-e-il-restauro-di-palazzo-del-merenda/54892/

Questi fatti si aggiungono alla mancanza di notizie sull’imponente opera di spostamento del patrimonio di Palazzo del Merenda. Un’operazione che pone seri interrogativi sulla sicurezza di quanto rimarrà nell’edificio e si troverà a convivere con il cantiere – fra cui il Museo etnografico, l’Armeria, i Fondi antichi della Biblioteca e le Raccolte Piancastelli – e che rischia di configurarsi come una vera e propria diaspora del patrimonio stesso, destinato a depositi esterni o trionfalmente esposto lontano dalla città, secondo una logica che antepone la circolazione delle opere alla fruizione da parte dei cittadini.

Nel caso del progetto regionale “Ovunque si respira Guercino”, nato con l’obiettivo di far conoscere anche i luoghi meno noti in cui operò l’artista, riteniamo che Regione e Comune avrebbero potuto coinvolgere in modo diretto la nostra città, trovando una collocazione temporanea, come avvenne nel 2001 con la mostra “Cantiere Pinacoteca”, quando, in occasione dei lavori di consolidamento alle volte dei saloni di Palazzo del Merenda, i “quadroni” e altre opere trovarono casa nell’Oratorio di San Sebastiano.

Un’esposizione di questo tipo avrebbe potuto essere l’occasione per approfondire la vicenda forlivese dei dipinti, indagarne committenze, provenienze e altri aspetti, possibilmente in dialogo con disegni e altri documenti conservati nelle raccolte civiche e con il coinvolgimento di studiosi e storici dell’arte del nostro territorio.

Un processo virtuoso che potrebbe essere replicato nel tempo anche per altre parti del patrimonio, sul solco di esperienze pregresse che avevano portato alla conoscenza e valorizzazione di collezioni oggi in gran parte dimenticate, come le donazioni un tempo esposte in “Res Communis” (2008) all’ultimo piano di Palazzo Albertini.
Soluzioni alternative al trasferimento sono dunque possibili, sfruttando ad esempio gli spazi del già citato Oratorio di San Sebastiano o quelli monumentali della Chiesa di San Giacomo, in un reale processo di valorizzazione della Pinacoteca.

Chiediamo all’amministrazione di rivedere la pianificazione e di far conoscere alla cittadinanza, in nome della trasparenza, tempi e modalità dei programmi in corso nei luoghi della cultura forlivese a partire da Palazzo del Merenda e dalla nuova ala dei Musei San Domenico.


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