Italia Nostra

Data: 7 Febbraio 2013

L’ Italia ‘mangia’ suolo al ritmo di 8 mq al secondo

ISPRA, persi 21.000 Kmq in 2010; al top Lombardia, Veneto e Lazio (di Tommaso Tetro, 5 febbraio 2013). Notizia ANSA

ROMA, 5 FEB – Il nostro Paese perde suolo alla velocità di 8 metri quadrati al secondo. Il ritmo degli ultimi cinque anni è addirittura più veloce di quello degli ultimi 50, quando se ne andavano 7 mq al secondo di suolo. Il picco però è stato negli anni ’90, in cui si sfiorarono i 10 mq al secondo. Questi alcuni risultati dello studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), presentato a Roma, che ricostruisce l’andamento del consumo di suolo in Italia dal 1956 al 2010.
L’Italia, spiega l’Ispra, è passata da un consumo di suolo di poco superiore a 8.000 kmq nel 1956 a oltre 20.500 kmq nel 2010; se nel 1956 erano “irreversibilmente persi 170 mq per ogni italiano”, nel 2010 “il valore raddoppia, passando a più di 340 mq. Nella classifica delle regioni ‘divoratrici’ di suolo, il primo posto è occupato dalla Lombardia (oltre 10%), seguono Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna; ma ben 14 regioni si attestano oltre la soglia del 5% di consumo di suolo.
Per il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernadinis, bisognerebbe trovare “un equilibrio tra il consumo di suolo, lo sviluppo delle città e il rapporto tra la campagna e l’area urbana”. Mentre per il sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Braga, sarebbe necessario “ridisegnare il quadro della gestione del suolo: un problema non più rinviabile per l’Italia”.
Già nel 1956 il nostro Paese era al di sopra della media europea attuale: l’Italia oltre 50 anni fa aveva infatti ‘mangiato’ il 2,8% del territorio; e, mentre la media europea di oggi si attesta al 2,3%, l’Italia cresce fino a un consumo nel 2010 pari al 6,9%. Tradotto in termini di superficie significa che ogni cinque mesi viene cementificata un’area pari a quella di Napoli; ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze.
“Il consumo di suolo è una priorità per il Paese”, osserva Ermete Realacci, resposanbile green economy del Pd che ricorda come “più cementificazione”, oltre ad un aumento del rischio idrogeologico, significhi “meno bellezza del nostro straordinario paesaggio” per non parlare dell’aumento della fragilità “idrogeologica”. Legambiente chiede un “impegno” ai candidati affinchè il nuovo Parlamento approvi il ddl salva-suolo.
Secondo alcuni dati della commissione Europea “nel 2006 ogni cittadino dell’Ue consuma 390 mq di suolo, vale a dire 15 mq in più rispetto al 1990”. Il problema che si pone l’Europa riguarda gli effetti legati alla perdita di suolo sul ciclo idrologico e indiretti sul microclima, producendo un aumento del rischio inondazioni. Tra gli esempi, viene portato il fiume Reno, uno dei maggiori d’Europa, che ha perso 4/5 delle sue pianure alluvionali naturali; ma anche Londra, dove il 12% dei suoi giardini in soli 10 anni sono sostituiti da circa 2.600
ettari di strade. Un problema dell’espansione urbana e della cementificazione riguarda la sicurezza e l’approvvigionamento alimentare: “Tra il 1990 e il 2006 19 Stati membri hanno perso una capacità di produzione agricola complessiva pari a 6,1 milioni di tonnellate di frumento (l’1% del loro potenziale agricolo). (ANSA).

AMBIENTE: ISPRA, CONSUMO SUOLO CRESCE A RITMO 8 MQ A SECONDO PERSI 340 MQ A TESTA ALL’ANNO;OGNI 5 MESI PERSA AREA COME NAPOLI (ANSA) – ROMA, 5 FEB – Il consumo di suolo in Italia è cresciuto, negli ultimi cinque anni, al ritmo di oltre 8 metri quadrati al secondo, pari al 6,9% del territorio nel 2010.
Questo significa che per ogni italiano sono andati persi più di 340 mq all’anno. Questo quanto emerge da uno studio dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) – presentato oggi a Roma – sull’andamento del consumo di suolo dal 1956 al 2010.
Ogni 5 mesi, dice l’Ispra, viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli, mentre il suolo che se ne va ogni anno è pari all’estensione dei comuni di Milano e Firenze messi insieme.
Negli anni ’90 l’incremento ha sfiorato i 10 mq al secondo, e comunque il consumo di suolo per oltre 50 anni nel nostro Paese – afferma la ricerca dell’Istituto – è sempre stato sopra la media europea (2,3%): già nel 1956 veniva ‘inghiottito’ il 2,8%, per 8.000 kmq (170 mq per abitante); nel 2010 si è arrivati a oltre 20.500 kmq. La classifica delle regioni nel 2010 vede in testa la Lombardia che supera la soglia del 10%, con 14 regioni oltre il 5%.
Per il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernadinis, bisognerebbe trovare “un equilibrio tra il consumo di suolo, lo sviluppo delle città e il rapporto tra la campagna e l’area urbana”. Il sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Braga, osserva che “ridisegnare il quadro della gestione del suolo è un problema non più rinviabile per l’Italia”. (ANSA).

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