Italia Nostra

Data: 12 Settembre 2014

Istituzione oasi faunistiche Punta Manara e Punta Baffe-Vallegrande

Le scriventi associazioni riprendono quanto osservato nel settembre 2013, quasi un anno fa, in merito alla costituzione di Oasi faunistica in località Punta Manara-Punta Baffe-Vallegrande, contro la quale è stato presentato ricorso al TAR Liguria da parte dei Comuni di Moneglia, Castiglione Chiavarese, Casarza L. e Sestri Levante. Forti dell’appoggio di associazioni di cacciatori (auto-definitisi sostenitori dell’ambiente) e dichiarandosi rappresentanti del volere di tutti i cittadini delle valli interessate, cosa peraltro improbabile. A meno che la densità dei cacciatori sia così alta da comprendere tutte le famiglie ivi residenti. Nei giorni scorsi il TAR ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata contro l’istituzione dell’oasi. Come già detto, Punta Manara, Punta Baffe e Vallegrande sono “perle” naturalistiche della costa sestrese e del levante ligure. Scampate a progetti devastanti alcuni decenni fa, e da allora tutelate come riserve naturali, poi passate a far parte dell’ex parco dei Promontori; oggi SIC IT 1333307 Punta Baffe-Punta Moneglia-Val Petronio e IT 1333308 Punta Manara. La definizione di SIC già di per sè certifica la presenza di specie endemiche o migratrici particolarmente rare e/o tutelate da convenzioni internazionali, il che dovrebbe escludere l’esercizio della caccia (anche se esso non è di per sè escluso dalla costituzione del SIC). In particolare per queste aree si tratta di zone classificate come SIC per la presenza di caratteristiche vegetazionali (macchia mediterranea, bosco di leccio e singole specie rare) e per la presenza di una ricca avifauna con rapaci diurni e notturni nidificanti e di passo. Riteniamo quindi che la Regione e la Provincia abbiano fatto “un atto dovuto” istituendo l’oasi e dando così una garanzia di tutela a specie rare e preziose. Per quanto riguarda la polemica apparsa sui giornali circa “l’abolizione” dell’oasi del Biscia, a leggere i documenti si tratta di accorpamento e diversa denominazione di due oasi contigue, e non di abolizione. E comunque è ben strano che i cacciatori si preoccupino della tutela del Lupo e di altre specie delle quali non sono certo amici, per poi insistere per “liberare” dall’oasi aree a picco sul mare in parte difficilmente praticabili. Non esistono nella zona colture agricole o insediamenti che in qualche modo (?) possano risentire del divieto di caccia. Semmai la presenza dell’oasi può essere un’attrattiva in più, ed una garanzia di sicurezza, per i gitanti e gli escursionisti.

per Italia Nostra sez. Tigullio – Anna Maria Castellano

per Legambiente Circolo Tigullio Verde –  Francesca Bonini

 

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