Italia Nostra

Data: 3 Agosto 2016

Italia Nostra Latina sull’ampliamento del Porto di Anzio

La Sezione di Latina di Italia Nostra desidera intervenire nel dibattito in corso, in merito alla questione dell’ampliamento del Porto di Anzio. Non si può né si vuole, in questa sede, portare nel dibattito elementi originali, in quanto sembra sia stato già detto tutto (e più volte ripetuto) da parte di Enti ed esperti di notevole levatura; tuttavia desideriamo esprimere la nostra posizione in merito ad un progetto che, a nostro parere, rischia di compromettere le possibilità di sviluppo del tratto di costa compreso nella “unità fisiografica costiera individuata dai progetti ICZM (Gestione Integrata della Zona costiera), che si estende tra Capo d’Anzio e il promontorio del Circeo”, a sud-est dell’attuale porto di Anzio.

E’ noto che in tale ambito sono presenti, oltre alla Zona RAMSAR (laghi costieri del PNC), 5 Siti di Importanza Comunitaria (SIC: Litorale di Torre Astura, Zone Umide a Ovest del Fiume Astura, Laghi di Fogliano, Monaci, Caprolace, Pantani d’Inferno ) e una Zona a protezione Speciale (ZPS: Parco Nazionale del Circeo).

E’ noto, altresì, che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sconsiglia l’esecuzione di pennelli protesi in mare, facendo rilevare, per quelli realizzati a Foce Verde, che: “Se da un lato, tale soluzione darebbe sicuri e immediati benefici locali dall’altro comprometterebbe la stabilità del litorale”. 

Se una scogliera che ha un aggetto in mare di poche decine di metri produce una così grave alterazione degli equilibri idrodinamici del litorale pontino, è lecito chiedersi quali sconvolgimenti potrebbe comportare, circa la stabilità della costa di Latina (che è in prima linea) e di Sabaudia, l’ampliamento del  porto di Anzio, che sarà realizzato mediante  un molo il quale, come da progetto approvato, sarà protratto in mare per oltre 400 metri.

Il comune di Anzio, dovendo dimostrare la compatibilità ambientale del progetto di ampliamento del porto, ha ignorato totalmente i risultati degli approfonditi studi pregressi e, nelle valutazioni ambientali, ha attestato, senza procedere ad alcuna seria verifica al riguardo, che non vi sono aree protette e siti di importanza comunitaria all’interno dell’area di influenza della nuova opera portuale.  Tale affermazione, oltre a non essere veritiera, come sopra si accennava, dimostra in modo inoppugnabile che la Valutazione d’Impatto Ambientale, documentazione essenziale per l’approvazione del progetto, è stata eseguita su un tratto di costa estremamente ridotto, senza alcun approfondimento di carattere scientifico, con l’unico obiettivo di nascondere le inevitabili conseguenze sulla stabilità delle coste a sud-est di Anzio per molte decine di chilometri; fatto abbondantemente dimostrato dalla realtà, oltre che da innumerevoli studi scientifici ed arcinoto anche ai cittadini poco esperti.

A nostro parere, sarebbe stato necessario eseguire le ricerche, considerando un arco di costa notevolmente più vasto, quanto meno compreso nella unità fisiografica costiera che si estende tra Capo d’Anzio e il promontorio del Circeo.

A conferma di quanto sopra la stessa Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente, con nota prot. 0025728/PNM del 23/12/2015, ha sostenuto che “al fine di verificare le potenziali interferenze ed impatti generati dall’ampliamento del bacino portuale sui siti Natura 2000 e in generale sulla fascia costiera, sono indispensabili ricerche condotte su area vasta” (arco fisiografico Capo d’Anzio – Circeo), bocciando di fatto le valutazioni ambientali svolte in precedenza.

Inoltre, in una recente nota, l’Ente Parco nazionale del Circeo ha considerato “pienamente legittime le preoccupazioni che si sono sollevate a livello territoriale sia in relazione alle possibili ripercussioni ambientali, in un contesto di valore naturalistico internazionale, che alle conseguenze economiche relative all’alta incidenza che ha il comparto turistico”.

Già a partire dagli anni sessanta, lungo la costa laziale a sud est del Tevere, si sono verificati fenomeni erosivi di notevole dimensione, che hanno richiesto e richiedono tutt’ora costosi interventi di ricostruzione/ripascimento delle spiagge, con esiti che si sono dimostrati per lo più effimeri e pertanto richiedono continue manutenzioni, ovvero, in conseguenza delle opere rigide protese nel mare, la morfologia della costa viene modificata irreversibilmente e  disastrosamente, innescando successivi fenomeni erosivi.

Detti fenomeni  sono da ascrivere a diverse cause. Certamente, fra queste, vi è la realizzazione delle opere foranee richieste dalla realizzazione di nuovi porti e/o dal potenziamento di quelli esistenti.

Pertanto, in riferimento a quanto sopra esposto, si invita la Regione Lazio, nonché  gli enti in indirizzo, affinché si prenda in seria considerazione, con la massima urgenza,  l’esecuzione di uno studio approfondito, basato sui risultati delle ricerche svolte per la predisposizione delle Linee Guida per il Piano Regionale dei Porti e sulle più recenti esperienze circa la dinamica dei litorali nel Lazio, finalizzato ad accertare il grado di rischio geomorfologico e ambientale  per gli ecosistemi costieri del Parco Nazionale del Circeo e per tutta la costa a sud-est, in relazione al progetto di ampliamento del porto di Anzio,  previa opportuna moratoria del bando di gara in corso.

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