Le Apuane, questa maestosa e al contempo fragile catena d’incredibile valenza geologica, botanica, paesaggistica, scrigno dell’identità e della sommatoria dei segni dell’esistenza umana delle generazioni che ci hanno preceduto in terra apuo-lunense-versiliese… sono da considerarsi soltanto come un enorme giacimento di marmo da sfruttare a sfare?
E il David e il Mosè di Michelangelo, le innumerevoli opere di architettura e d’arte in marmo che, nei secoli, sono state disseminate quali messaggere di cultura e di pace nell’universo mondo… sono soltanto qualche decina, centinaia, migliaia di tonnellate di carbonato di calcio?
La risposta a queste domande, direbbe un certo Oscar Wilde, denoterà – per noi, gente comune – il grado della nostra intelligenza e della nostra sensibilità ambientale, etica ed estetica; si aggiunga – per i governanti pubblici e gli imprenditori privati del territorio (che possono disporre di una preziosa risorsa collettiva, non riproducibile, quali sono le Apuane e il marmo delle Apuane) la misura del senso di responsabilità e dell’etica nella politica e nell’economia.
Scarica la “locandina” sul business del carbonato di calcio, con tanto di commento da parte di Leonardo Da Vinci!