Italia Nostra

Data: 7 Novembre 2021

La “Città Aurea”. Note a margine di una mostra

Inaugurata lo scorso 26 ottobre, è in corso, presso l’ex Palazzo delle Poste di Caltanissetta, l’interessante mostra storico documentale “La Città Aurea. Urbanistica e architettura a Caltanissetta negli anni Trenta”. L’esposizione, patrocinata dalla Regione Siciliana, è a cura della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Caltanissetta. Anche a Caltanissetta, dunque, così come in tutte le città capoluogo di provincia della Sicilia, si accendono i riflettori su uno spaccato di storia dell’architettura del Novecento – caratterizzato dal Razionalismo, dal Movimento Novecento e dal Monumentalismo – che ha giocato un ruolo importante nella configurazione delle città siciliane. L’esposizione, che è partita da Catania alla fine del 2019, sta interessando tutte le province, in un progetto che intende approfondire il tema delle trasformazioni nel tessuto urbanistico e architettonico della Sicilia nel periodo a cavallo tra le due guerre.

«L’esposizione – ha sottolineato l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – approfondisce e documenta i temi specifici dell’architettura negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo in provincia di Caltanissetta, mettendo in luce l’attività di architetti, ingegneri e maestranze, che con le loro opere hanno determinato un radicale cambiamento nel panorama urbanistico del tempo, conferendo un nuovo volto alla città e al suo territorio. Rileggere oggi le scelte architettoniche e stilistiche di quei tempi è un’operazione che ci aiuta anche a focalizzare l’attenzione sul successivo sviluppo edilizio irrazionale e sulla necessità di pensare e ripensare il futuro delle nostre città secondo nuovi modelli e una visione che restituisca dignità e vivibilità ai contesti urbani».

Tante sono le immagini, le suggestioni, le riflessioni che offre la mostra ma, tra tutte, colpisce lo stemma della città di Caltanissetta, ridisegnato da Fortunato Depero, pittore, scultore e designer tra i più vivaci rappresentanti del “secondo futurismo”. Ma, come mai questo fatto? Il 30 giugno del 1938 si tenne a Roma il terzo Congresso mondiale del Dopolavoro dal titolo “Lavoro e Gioia”. Nella sala Giulio Cesare del Campidoglio, alla presenza di Benito Mussolini, si ritrovano i delegati di sessantadue nazioni del mondo. Per celebrare l’evento, la direzione nazionale del Dopolavoro affida a Fortunato Depero, la realizzazione di 96 tavole che illustravano, con composizioni allegoriche, i dopolavori aziendali delle province italiane, evidenziando le peculiarità di ogni località. Reinterpretando gli stemmi cittadini, Depero accompagna le raffigurazioni con motti e dati statistici relativi ad ogni singolo dopolavoro. 

Ma veniamo allo stemma: Depero ridisegna, con il suo peculiare stile, il simbolo istituzionale della città: «Un Castello a tre torri merlate, in oro su campo rosso, sormontato da una corona araldica antica; da una delle tre torri, la laterale a destra guardando, esce la testa di un guerriero con elmo in testa e visiera alzata, mentre dal l’altra torre, a sinistra guardando, esce una mano che impugna la spada». Depero elimina il guerriero con elmo in testa e visiera alzata e aggiunge due stellette con scia tridimensionale, a destra e a sinistra dell’immagine stilizzata del Castello. In alto, aggiunge la bella scritta “Caltanissetta” (in maiuscolo) e in basso l’emblematico motto: “Indietro non si torna”. Colpiscono le due stellette, nella città oggi affidata ai 5stelle. E d’altronde, il tumultuoso e perentorio stile di Beppe Grillo ricorda – mutatis mutandis – lo stile futurista. Depero è anche l’autore, il designer che, nel 1932, ha disegnato la bottiglietta del famoso bitter Campari, o meglio “Campari-Soda”. Come sappiamo, il Gruppo Campari, nel 2014, ha acquisito il 100% del capitale sociale dei Fratelli Averna spa. L’azienda nissena fu fondata a Caltanissetta più di 150 anni fa ed è stata guidata per cinque generazioni dalla famiglia Averna. Di certo, alla luce di quanto successo a Caltanissetta negli ultimi anni della sua lunga storia, il motto “Indietro non si torna”, assume un gusto amaro. E persino beffardo. Ma è doveroso e fondamentale, comunque, guardare avanti, immaginare e realizzare una città altra. Questo, però, nella consapevolezza di una storia cittadina che, pur non esente da limiti e contraddizioni, da dolorose perdite e cancellazioni, è indubbiamente segnata da operosità, creatività e bellezza.

Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

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SCHEDA – Quello a cavallo tra le due guerre è un periodo ricco di importanti fermenti culturali caratterizzati da un’atmosfera di grande rinascita; vengono realizzate moderne reti infrastrutturali e nuove tipologie edilizie: stazioni ferroviarie, edifici governativi e per l’educazione, edifici postali, banche, impianti sportivi, abitazioni popolari e residenziali. E anche a Caltanissetta viene avviata una produzione architettonica di elevata qualità sia nel settore delle opere pubbliche che private. Gli edifici più rappresentativi sono realizzati in aree strategiche del tessuto urbano, al fine di contribuire, attraverso l’imponenza architettonica, al rinnovamento e alla trasformazione della “nuova” città. Tra le moderne tipologie edilizie si evidenzia la realizzazione di due strutture sanitarie: l’ospedale sanatoriale “Dubini” (1933), allora tra i più attrezzati e moderni d’Italia per la cura della tubercolosi, e la clinica “Ballati” (1930), oggi non più esistente, opera dell’architetto nisseno Salvatore Cardella. Tra gli architetti più attivi del tempo ricordiamo Antonio Zanca, progettista della sede del Banco di Sicilia, coadiuvato da Pietro Bevilacqua per la decorazione delle raffinate vetrate in stile liberty, e Salvatore Cardella, autore di due imponenti edifici in stile razionalista nel nuovo asse viario di viale Regina Margherita, la Casa Littoria (oggi Palazzo degli Uffici Finanziari) e il Palazzo Provinciale degli Studi (attuale sede dell’Istituto Mario Rapisardi). Ricordiamo inoltre il noto architetto viterbese Franco Petrucci, progettista della Casa del Balilla (divenuta poi sede della Gil) e l’eclettico artista Gino Morici, a cui si deve l’apparato decorativo del Palazzo delle Poste nisseno. L’attività edilizia di professionisti illustri come quelli sopra citati determina, a Caltanissetta, la compresenza di più caratteri stilistici, tra i quali l’eclettismo misto a neoclassicismo del Palazzo delle Poste e del Banco di Sicilia, in linea con un filone diffuso nel resto dell’Isola nel primo ventennio. Nell’edilizia privata si ricordano le ville suburbane Fiocchi e Pucci, dove riecheggiano motivi liberty. Anche imponenti opere infrastrutturali vengono realizzate nel territorio nisseno; di particolare rilevanza è la realizzazione della galleria ferroviaria elicoidale Sommatino-Riesi e la bonifica della piana di Gela, zona di grande interesse agricolo resa irrigua grazie allo sbarramento del torrente Disueri. La mostra, che chiuderà i battenti il prossimo 26 novembre 2021, è articolata in sei sezioni che affrontano tutti gli aspetti della produzione: Edilizia pubblica, Edilizia privata, Edilizia ecclesiastica, Borghi rurali, Città-giardino, Concorsi di architettura. (Dal testo di presentazione della mostra “La Città Aurea. Urbanistica e Architettura  a Caltanissetta negli anni Trenta”).

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