Italia Nostra

Data: 26 Maggio 2020

L’oro bianco degli dei: intervista all’archeologa Anna Maria Rotella

La leucocarpa oggi è presente essenzialmente in Calabria, con qualche sporadico esemplare nel resto della penisola. Olivo dal frutto bianco, pronto però a scurirsi immediatamente appena la drupa viene raccolta o appena cade a stagione molto inoltrata, produce olio particolarissimo (dalla consistenza dell’olio di semi e molto trasparente e piccante) che per quanto è stato possibile desumere nel corso della ricerca svolta è noto in Calabria per essere stato utilizzato per alimentare le lampade all’interno delle chiese. A parlarci di questa pianta magica, Anna Maria Rotella, archeologa collaboratrice esterna della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone e che da anni ricerca e cataloga gli esemplari secolari ancora esistenti su tutto il territorio regionale.

 

Anna Maria Rotella

D. La leucocarpa dalle origini è autoctona in Italia?

R. Al momento non si hanno dati utili per rispondere a questa domanda ma penso che possa essere stata presente negli stessi areali dell’olivo fin dalle origini.  In che periodo essa assurge a frutto sacro per le popolazioni italiche? La “sacralità” della drupa è insita nel suo essere bianca e come tale penso che nell’immaginario collettivo abbia sempre avuto un suo certo posto di rilievo nell’ambito del sacro ma anche su questo non abbiamo dati. E dove veniva e viene coltivata? Penso che l’albero sia presente in tutto il bacino del mediterraneo in concomitanza con l’olivo verde.

D. Il candore del frutto deve certamente aver suscitato interesse particolare presso gli antichi popoli della Grecia e dell’Italia meridionale rendendo questa tipologia di oliva particolarmente adatta al culto sacro. Ci può precisare in quali culti essa era utilizzata e in quali epoche?

R. Non ci sono indizi di culti specifici l’unica cosa che sappiamo è che veniva utilizzato per fare l’olio per le lampade all’interno delle chiese nessun altro uso sacro è ipotizzabile al momento.

D. Lei ha mappato la presenza della leucocarpa in Calabria. Attualmente dove si trovano gli esemplari miracolosamente conservati?

R. I circa 120 alberi identificati sono diffusi su tutto il territorio regionale complessivamente si tratta di 80 comuni della Calabria. Al momento non ho trovato traccia dell’albero solo nei comuni costieri . Sono entrati a far parte della banca dati del germoplasma italico? Si l’albero è mappato da questo punto di vista Ci sono programmi di protezione per gli esemplari ancora esistenti e progetti miranti ad una ulteriore diffusione? Nessun progetto di protezione del secolare dell’olea europaea var. Leucocarpa è in corso ne si è lavorato su progetti di diffusione della cultivar.

D. Di quale età sono le piante sopravvissute e soprattutto, quali strutture ne hanno permesso la conservazione?

R. Tra le piante da me mappate ci son alberi che possono avere 200/300 anni e soprattutto l’esemplare di san Marco argentano penso possa avere anche 400/500 anni.

D. Lei ha notizia della presenza della leucocarpa in altre regioni italiane e in altri Paesi?

R. Per quel che ho avuto modo di sapere in questi anni ci sono tracce dell’albero in Basilicata, Puglia e Campania ma penso che se si strutturasse la mappatura a tappeto l’albero potrebbe essere trovato in tutta la penisola in associazione all’olivo normale.

D. Quale progetto futuro intende intraprendere per la conservazione di questa rara essenza?

R. Il mio impegno maggiore è volto alla ricostruzione storica della cultivar grazie alla raccolta di sempre maggiori dati sulla localizzazione del secolare dell’albero per arrivare ad avere una casistica soddisfacente della presenza dell’olivo della Madonna sul territorio regionale sfrondando la conoscenza della cultivar dai troppi luoghi comuni che ancora l’avvolgono. Questo mio impegno vede nella possibilità di procedere con la riprodurre l’albero grazie alla collaborazione di categorie ben precise (es. studenti della sezione agraria del penitenziario di Vibo Valentia) e alla donazione di una piantina ad ogni parrocchia/santuario della Calabria così da riuscire a restituire dignità alla storia all’olivo bianco di Calabria lavorando contemporaneamente su passato e presente, storia e biodiversità, tradizioni e uso alimentare. La rielaborazione dei dati acquisiti permetterà la creazione del percorso a livello regionale della “via dell’olivo bianco” che sarà collegato alla sviluppo del turismo soprattutto religioso, storico artistico e della storia delle grandi famiglie che hanno caratterizzato la storia della regione. In ogni paese dove l’albero è attestato l’obiettivo da raggiungere è valorizzare la fruibilità del patrimonio naturalistico-storico-architettonico-ecclesiastico e archeologico.

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