Italia Nostra

Data: 2 Ottobre 2019

Un futuro sicuro per il Parco Nazionale dello Stelvio

Le nove Associazioni ambientaliste (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, TCI, WWF), che hanno dato vita dal 2017 all’Osservatorio sul Parco Nazionale (PN) dello Stelvio sono e restano convinte, che uno dei parchi storici istituiti in Italia, dopo circa 85 anni di vita (il parco nasce nel 1935), debba essere dotato finalmente di un Piano Parco e di Norme di attuazione coordinate, che assicurino l’unitarietà dell’Area protetta e garantiscano un futuro sostenibile alle popolazioni alpine.

L’Osservatorio, nell’apprezzare la disponibilità al confronto del presidente del Comitato di coordinamento e di indirizzo nazionale del PN dello Stelvio, Ugo Parolo, ribadisce la richiesta della convocazione di una conferenza conclusiva della Valutazione Ambientale Strategica per arrivare al perfezionamento di un piano e di regole coordinate, prima che sia reso il parere motivato vincolante del Ministero dell’Ambiente (come previsto dal decreto legislativo n. 14/2016) sulle tre bozze di Piano e di Norme di Attuazione elaborate dalle due Province autonome di Trento e di Bolzano e dalla Regione Lombardia. L’Osservatorio chiede al presidente Parolo di assicurare tempi serrati di un confronto che deve coinvolgere anche i territori e gli attori
sociali e garanzie per la definizione di piani che non contemplino un aumento delle cementificazioni e di nuove invasive infrastrutture e servano a consolidare e valorizzare gli ambiti di tutela naturalistica dell’area protetta.

L’Osservatorio delle associazioni ambientaliste sul PN dello Stelvio è convinto, infatti, nello spirito delle Linee Guida elaborate nel gennaio 2017 dallo stesso Comitato nazionale di coordinamento e di indirizzo, che si debbano superare positivamente gli attuali limiti delle elaborazioni sin qui compiute, riuscendo a completare gli approfondimenti che ancora mancano, per assicurare nei fatti l’unitarietà del PN dello Stelvio su: le analisi dei valori paesaggistici e naturalistici presenti nell’area protetta alla luce anche dei cambiamenti climatici; l’omogeneità dei criteri con cui vengono individuate le zone di maggiore e minore tutela; le attività da autorizzare o vietare a seconda delle varie zone; l’integrazione tra le diverse zonizzazioni.messa più rilevante, in una situazione in cui l’ambiente alpino è sottoposto a radicali cambiamenti per lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, sia proprio quella di come garantire il futuro degli insediamenti e delle attività economiche alpine, abbandonando la formula obsoleta +cemento, +infrastrutture di trasporto, +impianti di sci e +impianti per l’innevamento artificiale, dannosa per i delicati equilibri ecologici della montagna, e puntando, invece, sulla promozione e sul consolidamento di una filiera economica innovativa che assicuri lo sviluppo sostenibile del turismo verde, la ristrutturazione e rigenerazione di qualità del tessuto edilizio ed urbano, la mobilità pulita e dolce.

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