LISTA ROSSA ITALIA NOSTRA

Antica Fornace di Patti Marina

Autore segnalazioneAngela Pipitò per Italia Nostra Presidio Nebrodi
Data aggiornamento22/11/2022
Denominazione beneAntica Fornace di Patti Marina
RegioneSicilia
ProvinciaMessina
ComunePatti
LocalitàPatti Marina
IndirizzoVia Pacini, Patti Marina
Indirizzo di georeferenziazione (da Google MAPS) 38.15347772395486, 14.96716808832905
CategoriaBeni culturali
Categoria specialistica bene culturaleArcheologia industriale
Inserire immagine Antica-Fornace-di-Patti-Marina-Prospetto-ingresso.jpeg
Descrizione immagineAntica Fornace di Patti Marina. Prospetto esterno della Fornace. Visibili le scale esterne d’ingresso
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Descrizione immagineLa Fornace di Patti Marina dopo il recente crollo del muro perimetrale. Visibile forno su due piani
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Descrizione immagineLavorazione artigianale delle pentole. Pentole essiccate al sole nel piano di fronte alle Fornaci. Foto d'epoca
Descrizione generale del beneSi tratta di un’antica Fornace, ultima testimonianza della plurisecolare tradizione della produzione ceramica pattese, famosa sin dal XV secolo. Patti rappresentava, infatti, uno dei centri più importanti della Sicilia per la produzione della ceramica, con una capillare distribuzione di manufatti nei paesi che si affacciano nel Mediterraneo centrale. La produzione ceramica pattese divenne così famosa che la troviamo citata, in una dettagliata descrizione della tipica tipologia vascolare, anche dal grande studioso delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitrè nel suo “Catalogo illustrato della Mostra etnografica Siciliana”, scritto nel 1891.

La Fornace, di proprietà privata, sottoposta a vincolo nel lontano 1985 dalla sezione etno-antropologica della Soprintendenza di Messina è stata abbandonata ad un lento degrado e non è mai stata oggetto di alcun intervento di salvaguardia. Essa costituisce l’ultima preziosa testimonianza di una schiera di Fornaci che un tempo si trovavano lungo la Via Luca della Robbia, a Patti Marina, e che sono state abbattute negli anni settanta e ottanta del secolo scorso per far posto ad anonimi edifici abitativi. Ognuna di queste Fornaci, tra loro affiancate, era costituita da un corpo centrale, che conteneva il forno, a due elevazioni, dal quale si ergeva il comignolo, segnato al piano terra dall’ingresso al vano dal quale si alimentava il fuoco. A questo corpo centrale erano aggregati due corpi laterali simmetrici , sempre a due elevazioni, che contenevano al piano primo i locali di carica del forno ai quali si giungeva salendo per due scale esterne simmetriche ed aderenti al prospetto e, al piano terra, con ingresso sottostante il ballatoio comune alle scale esterne, vie era l’ingresso dei laboratori dei vasai, i quali dopo aver modellato i loro pezzi li mettevano ad essiccare all’esterno ponendoli su assi di legno che occupavano gli slarghi su cui si affacciavano gli “Stazzuni”.  Appena il materiale si asciugava veniva trasportato, attraverso le scale, nei piano superiori per essere caricato nel forno o tornava nei laboratori per la decorazione e le rifiniture. Al ciclo della produzione della ceramica contribuivano numerose figure: dal “carrettiere” che trasportava la creta dalla cava, all’ “asciugatore di creta” che sbriciolava la creta e l’asciugava,  all’ “impastatore” che la impastava, al pentolaio ( pignataru) il lavoratore al tornio dell’argilla che modellava i manufatti, allo “sfornatore “che infornava e sfornava i prodotti che venivano poi portati nei magazzini dove venivano accatastati pronti per l’uso.
Presenza di elementi di pregioLa Fornace conserva ancora ben visibile la struttura dei forni che erano a forma di cilindro, diviso su due piani, ognuno dei quali aveva un’apertura che veniva riempita con i prodotti che dovevano essere cotti. La parte superiore era coperta ed aveva al centro un comignolo, ora, purtroppo, crollato. Si tratta di una struttura che presenta caratteristiche di unicità che si differenzia dalla comune tipologia delle altre Fornaci che erano presenti in Sicilia e che ne dimostra le origini più antiche e quindi di grande interesse per gli studi di settore.
Interesse culturale del bene (c.d. vincolo)
Tipo interesseVincolo etnoantropologico e architettonico
Interesse pubblico del beneSi tratta di un importante luogo del Genius Loci, della memoria collettiva, che assume un profondo valore identitario ricco di significato per la comunità che esprime un forte legame alle tradizioni del passato.
Autore/iNon si hanno dati al riguardo
Periodo di realizzazionePresumibilmente inizi XIX secolo
Funzione in passatoLa funzione della Fornace, unica sopravvissuta di una schiera di Fornaci collocate lungo tutto il corso, era fondamentale perché serviva alla cottura dei manufatti in argilla modellati che avveniva in due fasi: prima e seconda cottura. Attraverso l’apertura che c’era in ogni ripiano gli operai entravano ed uscivano dal forno per sistemare i prodotti prima della cottura o per farli uscire dopo la cottura stessa. Ai lati della Fornace vi erano altri ambienti dove si svolgevano le varie fasi del ciclo della lavorazione dell’argilla.
Elementi di rilievo dal punto di vista storico-documentaleDal punto di vista storico, secondo le fonti di archivio, già a partire dal XVI secolo esisteva a Patti Marina un insediamento permanente di produzione ceramica che nei secoli a venire divenne l’attività economica più rilevante raggiungendo, alla fine dell’ottocento, anche seicento arrivi e partenze di velieri per il trasporto della merce con migliaia di tonnellate di carico. Quindi Patti rappresentò per molti secoli il centro di produzione ceramica più importante della Sicilia nord-orientale con una estesa distribuzione dei prodotti ceramici, soprattutto pentole e oggetti impiegati diffusamente nell’uso quotidiano e popolare come vasi, pentole, tegami, piatti, brocche, contenitori per l’olio e per l’acqua di vari tipi che venivano commercializzati   oltre che in Italia anche in gran parte dei paesi che si affacciavano al Mediterraneo. Le numerose schiere di Fornaci che oggi non esistono più perché abbattute nel tempo, i cosiddetti “Stazzi”, sfornavano migliaia di pezzi con un’attività che può definirsi, soprattutto nel XVIII e XIX secolo, non più artigianale bensì industriale. Un’attività che vide impegnati nella lavorazione della creta centinaia di lavoratori che tramandavano il mestiere da padre in figlio. Per questo motivo le fornaci di Patti rappresentano indubbiamente un elemento identitario di tutta la comunità.
Cognome autoreA.Pettignano- F.Riccobono
TitoloAntiche Ceramiche di Patti
Anno1992
Casa editricePungitopo editrice
Stato di conservazionePessimo
Descrizione dello stato di conservazioneLa Fornace nonostante il vincolo della Soprintendenza apposto nel lontano 1985, quale bene meritorio di tutela, è stata lasciata nel più completo abbandono fino ad oggi.
ProprietàSoggetto privato
Funzione attuale del beneNessuna perché abbandonata ad un lento degrado
Eventuali progetti finalizzati al recupero/riutilizzo:Italia Nostra Presidio Nebrodi, che da anni si batte per il recupero dell’antica Fornace, propone, dopo l’acquisto dell’edificio da parte della Regione, il recupero e il restauro conservativo del Bene Culturale per destinarlo a Museo della Ceramica dove collocare la collezione esistente di circa 700 pezzi di ceramica pattese di proprietà del Comune. All’interno possono essere creati laboratori didattici per gli studenti oltre a far rivivere, mediante strumenti multimediali, la storia di questa antica tradizione attraverso foto d’epoca e filmati illustrativi.
E’ raggiungibile da una strada?
E’ possibile avvicinarsi?
E’ possibile accedere all’interno?No
IndicazioniSi trova nel centro storico del paese, alla fine della Via intitolata al grande scultore della ceramica invetriata Luca della Robbia, dove un tempo insistevano gran parte delle Fornaci del luogo, oggi abbattute.
E' aperto al pubblico?No
Annotazioni aggiuntive schedaItalia Nostra Presidio Nebrodi dopo il crollo di una parte del muro esterno dell’antica Fornace ha avviato  una raccolta firme online sulla piattaforma Change.org per la salvaguardia della Fornace di Patti Marina e il suo restauro raccogliendo ben 10.000 firme. Le firme sono state inviate all’Assessore Regionale ai Beni Culturali senza ottenere ad oggi alcuna risposta.

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