Italia Nostra

Data: 7 Marzo 2020

A Grosseto sulle potature, cittadini e associazioni sulle barricate

Grosseto: sulle potature agli alberi cittadini e associazioni sulle barricate. Un argomento fondamentale per la vita delle città, quello della tutela del verde pubblico in area urbana, che ha spinto cittadini ed associazioni alla discussione. Ad intervenire, Roberto Barocci, ex docente di scienze agrarie e portavoce toscano del Forum Ambientalista, Michele Scola, dottore in scienze forestali e presidente della sezione Maremma – Tuscia Italia Nostra e Anna Bardelli, guida turistica ed escursionistica. “Il verde pubblico, ovvero giardini pubblici, i parchi urbani, le aiuole, i viali alberati, le aeree spartitraffico, sono il polmone verde della nostra città e, in quanto verde pubblico, sono un bene di tutti, un bene comune. E’ essenziale conoscere le funzioni del verde pubblico per comprendere l’incommensurabile valore delle piante cittadine e l’entità del danno che può essere fatto se si fa cattiva manutenzione”, con queste parole, gli esperti intervengono introducendo un dibattito serrato ed estremamente puntuale. Elencando infatti le diverse implicazioni e i benefici che le alberature apportano in ambiente urbano non si possono non citare la “funzione ecologico-ambientale: il verde cittadino equilibra e mitiga gli effetti dell’ inquinamento e dell’impatto ambientale prodotto dalle attività e dalle costruzioni dell’uomo; regola il microclima; arricchisce le biodiversità (insetti uccelli piccoli mammiferi) importantissimi gli Atlanti degli uccelli nidificanti in città e quello dei micro mammiferi in città. Funzione protettiva: protegge il terreno e crea suolo. Funzione sanitaria: la presenza del verde cittadino vicino a luoghi di degenza contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l’effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l’effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde ben curata. Funzione igienica: le aree verdi svolgono una importante funzione psicologica ed umorale per le persone che ne fruiscono, contribuendo al benessere psicologico ed all’equilibrio mentale. Funzione sociale e ricreativa: permette alla comunità di trascorrere giornate all’insegna della natura e della tranquillità. Da benefici in termini di posti di lavoro. Pensiamo a tutte le professionalità che si occupano di progettare, gestire e curare le aree verdi; Funzione culturale: i pini, gli eucalipus, i lecci, le palme, gli alberi di giuda, gli ulivi delle nostre aree verdi, viali, aree spartitraffico, aiuole, parchi urbani ecc sono un riferimento puntuale della vicende storiche della città. Sono la testimonianza tangibile del nostro clima mite, della vicinanza al mare, di un passato caratterizzato da un’economia rurale, dalla bonifiche e del cammino compiuto dalla nostra comunità per migliorarsi e ricordare. Sono veri e propri monumenti vegetali e come tali vanno protetti. Il verde pubblico fornisce inoltre spazi in cui le nuove generazioni imparano e si mettono in contatto con la natura e le scienze ad essa correlate. Pensiamo alle passeggiate naturalistiche, alle passeggiate sportive come il nordic walking, alle attività sportive che si svolgono nelle aree verdi della città”. Un’attenzione particolare meritano inoltre gli evidenti benefici osservabili dal punto di vista dell’armonia delle visuali o degli ambiti architettonici. “Funzione estetica ed architettonica: il verde pubblico impreziosisce il volto grigio delle città rappresentando un vero e proprio arredo urbano. Un danno al verde è un danno al luogo in cui abitiamo, chi di noi farebbe mai un intervento per peggiorare o danneggiare la propria casa?” Si e’ poi analizzato nello specifico il caso della città toscana. “Studiosi del calibro di Stefano Mancuso (neurobiologo vegetale di fama mondiale) ci avvertono che senza le piante la terra sarebbe una sterile palla di roccia e che l’unica soluzione per combattere il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici è quella di piantare vegetazione ovunque, soprattutto nelle città “anche sui tetti e sulle pareti delle case.  – sottolineano gli studiosi – Ma a Grosseto dobbiamo preoccuparci? Guardiamo i dati di Grosseto degli ultimi anni: Grosseto è centotreesima su 109 città capoluogo italiane, cioè tra le ultime città a livello nazionale nella classifica di sostenibilità dello Smart City Index di Ey per il 2020; Grosseto è al 79esimo posto per qualità della vita (rapporto del quotidiano economico – finanziario Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita – 2019); Grosseto fa registrare nei dati dell’Arpat emissioni di PM2,5 e Pm10 superiori ai valori limite raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità, al pari delle località toscane più inquinate. Questo avviene nonostante che tutte le caratteristiche atmosferiche, orografiche e geofisiche di Grosseto, nonché l’assenza di tutte le possibili attività antropiche industriali, farebbero supporre l’esistenza di aria pulita”. E la discussione sul caso delle potature entra nello specifico: “Molto importante è la lettura del virtuoso Regolamento di tutela del verde pubblico e privato del Comune di Grosseto che all’articolo 3 del capitolo uno dice: l’amministrazione comunale garantisce in economia, o in appalto, la manutenzione e la realizzazione delle aree a verde pubblico, con lo scopo di evidenziarne la funzione estetica, ricreativa, paesaggistica, igienico sanitaria ed ambientale, ed utile ad aumentare la biodiversità. Mostriamo allora una carrellata di immagini relative alle potature effettuate nei giorni scorsi e commentate da Roberto Barocci e da Michele Scola. Si tratta di tagli fatti su via Cavalcanti e viale Uranio (pini), via Telamonio (lecci) e via Sauro (platani). Dalle foto emergono: tagli di rami del diametro di 45 – 50 cm con evidenti scosciature; tagli non aderenti al tronco e quindi molto dannosi. E’ importante sapere che le cellule che consentono la cicatrizzazione e la riparazione dei tessuti si trovano immediatamente sotto la corteccia, lasciare un moncherino impedisce alla pianta di cicatrizzare e crea le condizioni per l’ingresso di muffe, funghi e batteri; tagli di rami anche di 50 – 100 chili tutti da un lato rendono la pianta non stabile e non sicura.”

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