Italia Nostra

Data: 13 Ottobre 2020

Albergo dei Poveri di Napoli: una biblioteca? Bene, però…

Nella prima emergenza Covid, Italia Nostra chiese al sindaco di Napoli di riaprire gli spazi di accoglienza dell’Albergo dei Poveri. Richiesta non solo dettata dall’emergenza ma coerente con l’originaria vocazione dell’edificio voluto da Carlo III di Borbone per ospitarei poveri del Regno. Un contenitore di tal portata si presta (da decenni) a più varie e suggestive ipotesi di sistemazione, molte delle quali perlomeno compatibili con il monumento.

È utile ricordare quali utilizzazioni, con livelli di utenza sia urbano che di quartiere, il piano regolatore correttamente attribuisca al monumento, prioritariamente individuate in quelle originarie, ma ammissibili anche gli usi «culturale (musei, biblioteche, sedi espositive, centri di ricerca, archivi), sedi di istituzioni pubbliche, religioso, ospedaliero e assistenziale in genere, scolastico, ricettivo; abitazioni specialistiche e collettive». Il prg vede anche «al piano terra attività artigianali, espositive e commerciali al minuto», abitazioni ordinarie nelle parti già in origine destinate, o così consolidatesi; sedi universitarie. Tali funzioni restano ammesse purché l’intero edificio, eventualmente escluso il piano terra, sia adibito «a una di tali utilizzazioni in via esclusiva o prevalente».

A ben vedere non esistono particolari limitazioni nel piano regolatore che recepisce e dimostra l’estrema versatilità del monumento ad accogliere le più molteplici soluzioni. Il problema sembra ridursi a due aspetti fondamentali: 1) scegliere la migliore utilizzazione; 2) disporre dei denari necessari. Sul primo: la funzione. Forse a quelle tante suggestive si aggiunge, valida anch’essa, quella suggerita da Leonardo Di Mauro su questo giornale, della quale mi permetto di suggerire una variante.

Destinare l’Albergo dei Poveri alla Biblioteca nazionale credo sia proponibile nella misura in cui si parli della realizzazione di nuovi spazi (non il trasferimento) da destinare alle più recenti raccolte librarie e anche per allocarvi tutte le nuove forme di apprendimento connesse all’informatica e a tutte le più innovative forme di comunicazione e apprendimento, non sistemabili nelle attuali stanze di Palazzo Reale. Anche tale novità potrebbe garantire la costruzione dell’indispensabile rapporto della nuova funzione di innegabile scala urbana ed extraurbana, con un quartiere che non è certo tra i più ricchi della città. Sul secondo: i costi.

Per la rivitalizzazione definitiva dell’Albergo dei Poveri, durante la mia breve esperienza amministrativa (2011-2013) ebbi l’opportunità di valutare l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti, apertissimaa considerare le soluzioni che l’amministrazione comunale avesse voluto proporle, tutte a beneficio diretto della città, impegnando il monumento ad utilizzazioni che pure avrebbero assicurato un ritorno dell’investimento in tempi lunghissimi che nessun privato avrebbe mai potuto sopportare, se non ribaltando il rapporto tra spazi pubblici (museali, sedi espositive)e spazi a reddito (abitazioni collettive e residenze universitarie) previsti nell’ipotesi valutata con la Cassa. Pareva oramai essersi delineato finalmente un futuro dello storico edificio, quando accadde il misterioso episodio dell’incendio del museo di Città della Scienza a Bagnoli. Su quell’area sembrò dirottarsi l’interesse della città e pure tutto quello di Cassa Ddpp. L’Albergo dei Poveri ritornò immediatamente nell’oblio, ma una prospettiva evidentemente esiste, senza necessariamente alienare il bene.

 

Luigi de Falco

Vicepresidente di Italia Nostra

l’intervento è stato pubblicato sulle colonne de “Il corriere del mezzogiorno” di oggi 13 ottobre 2020

Corriere_del_mezzogiorno_Campania_13-10-2020

 

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