Italia Nostra

Data: 9 Giugno 2020

Inquinamento da pfas: se condannata la Mitsubishi risponderà dei danni

 

Inquinamento da pfas: se il processo per l’inquinamento delle falde originato dalla Miteni di Trissino (Vicenza) si concluderà con una condanna, la multinazionale Mitsubishi risponderà dei danni. Ieri mattina, durante l’udienza preliminare nel processo per la diffusione dei Pfas nel sottosuolo, il colosso giapponese si è costituito responsabile civile; non si è presentata invece l’altra multinazionale Icig, mentre il fallimento Miteni non ha formalizzato eccezioni.

I tre soggetti erano stati chiamati come responsabili civili dal giudice Venditti, che aveva accolto nei mesi scorsi l’istanza presentata dalla Regione Veneto.  La citazione dei giapponesi di Mitsubishi, dei tedesco-lussemburghesi di Icig (società che si sono succedute negli anni nel controllo di Miteni di Trissino), assieme al curatore fallimentare della stessa Miteni, dà una speranza alle 226 parti civili costituite, fra cui enti pubblici, associazioni e privati cittadini. Si tratta di ex lavoratori e residenti nella zona rossa, Comuni del Vicentino e del Veronese; la Regione, la Provincia, i ministeri della Salute e dell’Ambiente, i sindacati, gli enti territoriali che si occupano di acqua; e ancora Legambiente, i consigli di bacino, Medici per l’ambiente, Medicina democratica, Wwf, Italia nostra, le Mamme no Pfas. I danni finora stimati ammontano a diverse centinaia di milioni di euro.

Se il giudice disporrà il rinvio a giudizio dei 13 imputati, il processo sarà poi celebrato in Corte di Assise. Gli imputati devono rispondere di reati dolosi, compiuti con volontà, nell’ipotesi omissiva, cioè per la mancata attivazione per evitarli. Accuse pesantissime con tempi di prescrizione più lunghi del disastro ambientale, la fattispecie introdotta nel 2015 non presa in considerazione dai pubblici ministeri perché questo primo filone d indagine si è fermato al 27 luglio 2013, quando Miteni si autodenunciò.

Gli imputati contestano radicalmente la linea della procura, assicurando di essersi comportati con correttezza e nel rispetto delle leggi in vigore all epoca dei fatti.

La discussione entrerà nel vivo a partire dal 12 ottobre, data della prossima udienza. Nel frattempo, continuano le indagini della procura su quanto avvenuto dopo il luglio 2013, che di fatto è quanto più da vicino interessa le pubbliche amministrazioni e i comitati di cittadini. Gli accertamenti, compiuti anche da Arpav e dai carabinieri del Noe, oltre che da una serie di consulenti chiamati a supporto dei magistrati, riguardano non solamente i Pfas, ma anche altre sostanze che avrebbero inquinato le acque di una larga fascia di territorio fra le province di Vicenza, Verona e Padova; un’inchiesta in merito alla quale saranno decisive le valutazioni epidemiologiche e statistiche sulla salute della popolazione.

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