Italia Nostra

Data: 3 Maggio 2011

Nucleare: no allo scippo del referendum

Italia Nostra auspica che il referendum sul nucleare, come quelli sull’acqua, si possa svolgere regolarmente il 12 -13 giugno.

L’affrettata “archiviazione” del tema tentata dal governo rivela in realtà la volontà di evitare un pronunciamento popolare su un tema così strategico per il futuro dell’Italia, aspettando tempi migliori per ripresentare immutata la propria strategia di “rinascimento nucleare”. Un trucco, insomma. L’indicazione di Italia Nostra a votare “sì” al referendum precedeva il gravissimo incidente di Fukushima, e in esso ha trovato ulteriore conferma. Il nucleare non è né economico, né pulito, né sicuro. E’ un affare per pochi e un problema per molti, per tutti, anche a migliaia di chilometri di distanza.

Cosa chiede il referendum

Nel merito del complesso quesito referendario, ricordiamo che chiede di abrogare quegli articoli delle leggi 112/2008 (in particolare art. 7, che delinea la strategia dell’atomo in Italia), 99/2009 (in particolare art. 25), 104/2010 e 31/2010 che prevedono la localizzazione e costruzione di centrali nucleari e impianti di fabbricazione di combustibile in Italia, così come la cancellazione di compensazioni economiche per le popolazioni locali, e della campagna di informazione sull’energia nucleare (in particolare sulla sua sicurezza ed economicità). Lascia invece le parti relative alla gestione delle scorie radioattive, problema ancora drammaticamnte aperto in Italia come altrove. Quanto alla neonata Agenzia per la sicurezza nucleare, si toglie dalle sue competenze la gestione dei rifiuti da centrali nucleari, lasciando solo quelli di orgine medica e industriale.

Cosa ha fatto il governo per evitare il referendum

Dopo la proposta di una moratoria di un anno, preoccupato dai sondaggi sul referendum, il 19 aprile il governo ha proposto l’emendamento al decreto legge omnibus inserendo nell’articolato l’”abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari”. In realtà non si tratta di un vero ripensamento sul nucleare, visto che nello stesso emendamento si chiarisce che una strategia energetica nazionale verrà definita a un anno dall’entrata in vigore del decreto omnibus, tenendo anche conto del dibattito sul nucleare in corso in Europa. Il nucleare, insomma, resta nell’agenda del governo, come ha chiarito senza mezzi termini il premier durante le visita del presidente francese Nicolas Sarkozy (di lui l’amministratrice delegata della EDF francese ha detto: “Finché abbiamo lui come presidente non ci serve un addetto commerciale”).

Perché no al nucleare

I motivi di contrarietà di Italia Nostra sul nucleare sono stati chiaramente enunciati nel suo recente Rapporto nazionale sull’energia .

Sulla sicurezza parla da sola Fukushima e i numerosi incidenti accaduti nel mondo in questi anni (leggi tabella).

Sulla presunta convenienza di questa fonte sono più che eloquenti i preventivi al rialzo delle due centrli EPR di Flammaville (Francia) e Olkiluoto (Finlandia), passati da 2,5 miliardi di euro agli attuali 5 miliardi di euro, con ritardi di più di un biennio nella loro realizzazione per gravi inadeguatezza tecniche. Le centrali EPR da 1.600 MW sono giganteschi “bidoni” che non vuole più nessuno: gli Emirati Arabi hanno da poco tempo stracciato un contratto che prevedeva la loro costruzione, mentre a fine 2009 le Agenzie per la sicurezza francese, britannica e finlandese hanno sollevato gravi dubbi sulla loro tanto sbandierata sicurezza intrinseca.

Quanto al problema delle scorie radioattive, l’Ispra informa nell’ultimo “Inventario nazionale” che abbiamo ancora in Italia 80mila metri cubi di rifiuti radioattivi da smaltire, da destinarsi a un Deposito unico nazionale sotterraneo che nessuno vuole.

All’energia dell’atomo esistono alternative sia in una politica radicale di risparmio ed efficienza energetica, sia di giudizioso ricorso alle rinnovabili, sia di conversione delle centrali termoelettriche nelle più efficienti centrali a ciclo combinato.

Cosa dicono le leggi italiane sul nucleare parzialmente abrogate con l’emendamento del governo

Nel 2008 il governo emana il decreto legge 112 del 25 giugno 2008 sullo sviluppo economico del paese. L’articolo 7, intitolato “strategia energetica nazionale” si delinea il rilancio del nucleare prevedendo dieci centrali per coprire il 25% del fbbisogno elettrico nazionale.

Nel 2009 vinee approvata la legge 99/2009. Tra gli articoli più importanti vanno ricordati il 25 e il 29. L’articolo 25 dà al governo il potere di localizzare gli impianti anche senza il consenso degli enti locali, che verranno compensati economicamente. In questo modo si elminano formalmente due dei tre ostacoli allo sviluppo del nucleare posti dal referendum del 1987 (il terzo, ovvero il divieto per l’Enel di partecipare a progetti del nucleare all’estero era già stato rimosso dalla privatizzazione dell’ente elettrico nazionale, che implicitamente non si è più sentito vincolato da questa norma). L’articolo 29, infine, fa nascere l’Agenzia per la sicurezza nucleare.

Successivasmente, la Corte costituzionale boccia tutti i ricorsi contro la legge fatti da molte regioni italiane (Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, Emilia Romagna, Molise, Campania). Il governo, quindi, procede con i decreti legislativi 31/2010 (sulle modalità di localizzazione dei siti e di realizzazione degli impianti per il combustibile nucleare, il deposito delle scorie, le misure di compensazione alla popolazioni interessate e la campagna di informazione al pubblico), 104/2010  e 31/2011.

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Un articolo di Giuseppe Chiappuella, membro del gruppo energia Italia Nostra Toscana,

da “il Tirreno” del 05.05.2011

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