Italia Nostra

Data: 1 Aprile 2020

Treviso: e’ il momento di un piano archeologico organico. Italia Nostra ripropone ArcheoTreviso

Per Treviso è giunto il momento di avere un vero e proprio piano archeologico. Italia Nostra, rilanciando un progetto del 2016 e qui di seguito consultabile, rivolge un appello alle istituzioni. Nei giorni scorsi infatti, i ritrovamenti di alcuni reperti da parte della Soprintendenza all’interno del cantiere dell’ex Provincia hanno nuovamente portato alla ribalta la questione.

Ad Umberto Zandigiacomi, che da anni sostiene il progetto ArcheoTreviso, abbiamo rivolto alcune domande al fine di comprendere la situazione.

D.) I ritrovamenti nel cantiere hanno sollecitato nuovamente l’opinione pubblica nella direzione dell’adozione, da parte delle istituzioni, di uno strumento che tuteli e favorisca la conoscenza delle ricchezze del sottosuolo della città. A che punto è il progetto?

R.) Iniziammo questo lavoro molti anni fa come Italia Nostra. Grazie ad un gruppo di giovani archeologi riuscimmo a mettere nero su bianco le nostre proposte in una veste organica avente una solida base scientifica. Nel 2016 il progetto ArcheoTreviso vide la luce e fu consegnato all’amministrazione comunale ma da allora non abbiamo avuto più alcuna notizia. Ora, con la notizia dei ritrovamenti, ci è sembrato corretto mettere nuovamente sotto i riflettori quella proposta. 

D.) Il progetto prevede diverse fasi e attività. Le può illustrare?

R.) A Treviso quasi ogni cantiere in centro trova resti nel sottosuolo: è stato il caso di Santa Maria dei Battuti e dell’ex Zanotti, solo per citare gli ultimi episodi prima di quello di via Battisti. Oltre ai nuovi scavi, ArcheoTreviso vorrebbe realizzare una “carta del noto”, con le notizie di scavo e tutti i ritrovamenti archeologici avvenuti in passato nel centro urbano. Treviso fu fondata nel 1800/1900 a.C. e per una situazione geografica particolare e favorevole, poiche’ circondata da corsi d’acqua. Di qui la ricchezza di ritrovamenti ancora presenti nel sottosuolo. Quindi è necessario conoscere non solo il noto ma anche ciò che si potrebbe incontrare in attività di scavo.

D.) Un’altra fase sarebbe quella relativa alla diffusione dei dati e alla sua condivisione con i cittadini.

R.) Una seconda fase consisterebbe nell’analisi dei dati raccolti. Un processo che potrebbe permettere la costruzione di un sistema di archiviazione che non si limiti a catalogare il noto, ma che si configuri come strumento utile alla ricerca storica e alla pianificazione urbana. Si farà in modo che i dati raccolti confluiscano in una piattaforma compatibile con i sistemi già esistenti e in uso dalla Soprintendenza. A questa fase si potrebbe affiancare quella vera e propria della divulgazione a scopo didattico e conoscitivo.

Progetto_ArcheoTreviso def.

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