Italia Nostra

Data: 10 Aprile 2018

Variante al Prg di Firenze abolisce l’obbligo del restauro edilizio su monumenti e immobili storici

Il Comune di Firenze abolisce l’obbligatorietà del restauro edilizio su monumenti e immobili storici. È il contenuto di una Variante al Regolamento Urbanistico approvata dalla Giunta Nardella, a breve in Consiglio Comunale per l’adozione. Con questo provvedimento, Firenze si pone all’avanguardia nello smantellamento della cultura operativa sui Centri Storici sancita dalla Carta di Gubbio (1960) e fondamento dell’azione di Italia Nostra.

A partire dalla Carta di Gubbio, in Italia si è affidata alla pianificazione territoriale la responsabilità di identificare i valori dell’insediamento storico e di preservarli – attraverso il restauro – come fattori vivificanti nel progetto della città contemporanea. Una cultura basata sulla relazione attiva tra salvaguardia delle pietre e salvaguardia dei residenti. Finora questo principio, che ha segnalato a livello internazionale il metodo del restauro urbano messo a punto in Italia, non era mai stato messo in crisi formalmente. Segnaliamo pertanto la gravità della proposta Variante all’art. 13 (Disciplina degli interventi edilizi) del RU del Comune di Firenze che rischia di compromettere i caratteri dell’intera città storica.

La Variante, abolendo l’obbligatorietà del restauro, introduce l’originale categoria di intervento “ristrutturazione edilizia limitata” per gli edifici storici non notificati. Mentre per gli edifici vincolati ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – ciò è particolarmente grave – il restauro sarà addirittura sopravanzato dalla “ristrutturazione edilizia” senza limitazioni.

Le trasformazioni delle architetture monumentali non saranno quindi in alcun modo dirette dallo strumento urbanistico. La “ristrutturazione edilizia” è infatti tra le classi d’intervento la più invasiva e “permissiva”, quella che consente la massima libertà di trasformazione comprendendo persino la demolizione e la ricostruzione dell’edificio “in tutto o in parte diverso” dal precedente. Secondo la variata disciplina urbanistica, sugli Uffizi o sulla villa di Rusciano – inserita nel Piano comunale delle alienazioni – si potrà agire con la stessa libertà con cui si opera su un capannone industriale.

Ma ciò contravviene alle leggi dello Stato. Per gli immobili dichiarati di interesse culturale a norma dell’articolo 10 del Codice, il Piano non può sottrarsi dal dettare la vincolante disciplina conservativa prescritta dall’art. 29 del Codice, come specificata nelle definizioni dell’art. 3 del Testo Unico dell’Edilizia, D.P.R. 380/2001, commi a, b e c. Si tratta di disposizioni normative che il Comune è tenuto a far osservare.

Unico caso in Italia, il Comune di Firenze quindi demanda in toto l’indirizzo delle modifiche degli immobili notificati alla discrezionalità della Soprintendenza che, con trattative riservate, ne definirà i limiti (col pericolo che essa possa avvalersi del silenzio assenso sulle proposte pervenute).

La valutazione della rispondenza al precetto conservativo del restauro dell’intervento sullo specifico immobile dichiarato Bene Culturale è rimessa infatti alla concorrenza dei due provvedimenti abilitativi – “permesso di costruire”, in capo al Comune, e “autorizzazione” del Soprintendente – poiché l’amministrazione comunale non è privata di potere al riguardo per doversi rimettere alla autorizzazione del Soprintendente, e con fondamento negherà quindi il suo permesso all’intervento che non risponda alla obbiettiva normativa del restauro pur se autorizzato (come frequentemente avviene) dal Soprintendente.

Rimettendo alla sola autorizzazione del Soprintendente la salvaguardia degli edifici monumentali, il Comune di Firenze recede da un suo compito costituzionale: l’urbanistica quale funzione, primaria ed essenziale, concernente l’assetto e l’utilizzo del territorio.

Giovanni Losavio e Ilaria Agostini – Consiglio direttivo nazionale 

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Ufficio stampa di Italia Nostra

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