Italia Nostra

26 Maggio 2023

Il restauro, questo sconosciuto. L’architetto Andrea Bruno visita il Porto Vecchio

“Anche il restauro è un’operazione storica, da progettare”. È stato all’insegna della conservazione storico-architettonica l’incontro svolto oggi nella cornice liberty della Sottostazione Elettrica di Riconversione, volto a illustrare ad uno dei numi tutelari del restauro architettonico il patrimonio del Porto Vecchio di Trieste. Specificatamente era presente la sezione di Trieste dell’associazione Italia Nostra, guidata dall’architetto Antonella Caroli, oggigiorno trascesa a presidente nazionale. Italia Nostra è attiva, dagli anni Novanta, nella tutela degli spazi portuali del Punto Franco Vecchio. Italia Nostra nell’occasione ha invitato a Trieste l’architetto Andrea Bruno; si tratta di un architetto di fama internazionale, specializzato nel recupero e nel restauro di edifici storici. Classe 1931, Bruno ha restaurato tutti i principali musei del Piemonte; oltre ad essere autore di studi e lavori in ambito restaurativo in tutto il mondo, con particolare predilezione per il medio oriente. Una figura pertanto molto lontana dalle archistar che hanno spesso fatto sosta al Comune di Trieste; un

professionista del restauro, di cui è emblematica la prima domanda che ha fatto, vedendo i magazzini asburgici: “Dove sono le planimetrie?”. L’incontro mediato da Italia Nostra ha voluto pertanto proporre un punto di vista alternativo a quello vigente, uno sguardo ‘diverso’ attraverso il commento dell’architetto Bruno, teso alla valorizzazione dell’esistente, per usare la sua espressione del “costruire sul costruito”.

La presidente dell’associazione Italia Nostra di Trieste Antonella Caroli ha definito l’incontro con Andrea Bruno “un’occasione unica” all’interno della “trasformazione globale del Porto Vecchio”. Italia Nostra infatti reitera la necessità “di conservare l’identità storica” e “anche il restauro è un’operazione storica, da progettare”. Infatti “gli architetti di formazione italiana faticano a comprendere i porti, la progettazione costiera è assente dalle Università” ha osservato la Caroli. Infatti “solitamente è affidata all’Autorità portuale con riferimento a questioni tecniche come la rada delle navi, lo scarico delle merci e così via”. Anzi “il porto era un tabù per l’architettura italiana” mentre invece con Trieste “la progettazione dei porti torna protagonista”. Però “il Porto Vecchio tutt’oggi è impedito”; infatti “non sono chiuse solo le porte di ingresso, ma i magazzini stessi appaiono spettrali”. In effetti, secondo Caroli, “la reale difficoltà non sta nel trovare investitori, ma nella capacità di comprendere la storia di questi edifici, specie che sono di caratura internazionale”. In tal senso la visita dell’architetto Bruno “ci offre finalmente l’opportunità di conoscere il parere di uno specialista del restauro”. “Noi siamo sempre sulla strada della proposizione, della collaborazione con le istituzioni, non siamo contrari alla trasformazione dell’area” ha rimarcato la presidente. Però “siamo contrari agli architetti che usurpano l’identità storica“. “A Brema” ha rimarcato, in conclusione, la presidente “l’Hangar 11 è stato restaurato in soli sei mesi, il restauro conservativo viene dato come assodato, un dato di fatto”.

Quale rappresentante del Comune di Trieste e interlocutore sempre molto attivo con l’associazione Italia Nostra, è intervenuto l’assessore alla cultura Giorgio Rossi il quale ha ricordato come “siamo di nuovo al centro di un’operazione che rilancia a Trieste, nel cuore pulsante del porto” della Centrale Idrodinamica e della Sottostazione Elettrica di Riconversione. Infatti “non è una coincidenza che la ripartenza sia avvenuta con finanziamenti del Ministero della Cultura”, attuati dal Comune “con interventi diretti, concreti e pubblici”. Trieste ha sofferto, secondo Rossi, il peso dei conflitti ideologici novecenteschi, ma “ha nel suo DNA la nuova Europa”.

L’architetto Andrea Bruno, ricordando di non aver mai potuto visitare prima d’ora Trieste, ha confessato “di essere capitato nel Porto Vecchio un po’ di sorpresa”. Per quanto concerne l’area portuale “sto lavorando su piani diversi, spaziali e temporali”, ma “sono pronto in ogni momento a rispondere alle richieste della città”. La difficoltà maggiore rimane “far combaciare progetti diversi”, sebbene “quello che è stato fatto ha già fornito un indirizzo preciso”. E sul fronte del restauro? “Non

bisogna aspettare, occorre intervenire subito”, anzi “sono pronto a iniziare da ieri, non da domani“.

A margine dell’incontro occorre rilevare l’intervento di Uberto Fortuna Drossi, project manager del Trieste Convention Center, che ha osservato come “a Trieste abbiamo grossi contenitori, ma poco contenuto”. Ricordando la sua esperienza con investitori di grandi marchi interessati, ad esempio la Redbull, Drossi ha commentato che “per noi Trieste è l’ombelico del mondo, ma il confronto è con Singapore, Taiwan, colossi del genere”. La memoria storica del luogo diventa allora un’altra carta da giocare, quel ‘qualcosa in più’ che altri non hanno.

Zeno Saracino

 

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