Si riproduce qui di seguito l’articolo a firma Roberto Cuneo* pubblicato il 14 giugno 2020 sull’inserto “Tuttogreen” de “La Stampa”
Navi nei porti, spegnete i motori
In Italia molti accosti delle Grandi Navi sono collocati a ridosso dei centri abitati (es. Genova, Savona, La Spezia) e questo produce un pesante inquinamento in tutte le città portuali. L’Arpal di La Spezia ha segnalato che si accorge se c’è una nave in porto esaminando il livello elevato degli inquinanti registrato nelle centraline predisposte per controllare l’inquinamento del traffico della città. Questo è evidente nel porto di Savona.
Nei porti la situazione è intermedia: sono consentiti solo combustibili di migliore qualità ma l’effetto è quello di un forte inquinamento. Negli ultimi anni, con il crescente sviluppo di navi con grandi impianti di climatizzazione, da crociera (fino a 15-20 MW di potenza erogata durante la sosta in porto), portacontainer (10-15 MW) e traghetti (5-7 MW), sono molto aumentate le potenze dei motori che restano accesi in porto. L’inquinamento sul circostante territorio è analogo a quello di una grande centrale elettrica (600 MW).
In Italia molti accosti delle Grandi Navi sono collocati a ridosso dei centri abitati (es. Genova, Savona, La Spezia) e questo produce un pesante inquinamento in tutte le città portuali. L’Arpal di La Spezia ha segnalato che si accorge se c’è una nave in porto esaminando il livello elevato degli inquinanti registrato nelle centraline predisposte per controllare l’inquinamento del traffico della città. Questo è evidente nel porto di Savona: se un camionista sostasse con il motore acceso accanto al porto e vicino alla Torretta, sulla Via Aurelia, sarebbe multato per inquinamento, mentre la nave che ha ormeggiato a pochi metri di distanza e sosta con il motore acceso, pur causando un inquinamento pari a oltre 1000 camion non viene sanzionata.
La soluzione consiste nel collegare la nave con la rete elettrica di terra. Il tema è stato più volte trattato da Italia Nostra è ben approfondito anche dalla Associazione Savona Porto Elettrico.
Con l’alimentazione elettrica da terra si avrebbe una riduzione sostanziale dell’inquinamento globale (la produzione dell’energia necessaria in una centrale termoelettrica presenta una efficienza ben migliore del motore di bordo, un complesso di impianti di abbattimento che consentono un fortissimo miglioramento complessivo nella captazione degli inquinanti e una diffusione dei fumi in atmosfera molto più diluita). Le tecnologie sono collaudate e disponibili. Molte navi sono già attrezzate in quanto adeguate alla navigazione nel Baltico e nella costa occidentale degli USA.
L’entità dell’investimento necessario è significativa ma rispetto all’ammontare degli investimenti portuali si tratta comunque di cifre modeste. Quando, su iniziativa di Italia Nostra, la Regione Liguria ha prescritto di attrezzare con il collegamento elettrico per le navi il terminale per container che era in costruzione a Vado Ligure, il costo è stato assorbito nel valore generale della commessa.
L’autoproduzione di energia da parte della nave resta più conveniente per l’armatore se l’energia elettrica da terra viene fatturata al costo previsto per legge per gli usi terrestri, comprendente i rilevantissimi oneri fiscali e di sistema. Tale problema è stato superato nel Baltico dove Svezia e Germania hanno legiferato per fornire alle navi l’energia con una riduzione fortissima degli oneri fiscali. Con l’attuale legislazione l’armatore è incentivato dallo Stato a rifornirsi di energia sui mercati internazionali lasciando al porto soltanto i suoi fumi. Attuare una defiscalizzazione sostanziale del kWh è la condizione fondamentale per realizzare e consolidare la fornitura di energia elettrica alle navi nei porti: se non si attuasse, si avrebbe il rischio di vedere investimenti fatti ma non utilizzati. Si sottolinea che questa legge non darebbe un calo di gettito, in quanto oggi la autoproduzione di energia elettrica da parte delle navi non produce gettito fiscale.
* Italia Nostra Sezione di Savona