Italia Nostra

Data: 13 Maggio 2020

Ordinanza del Commissario Straordinario per la ricostruzione: lettera aperta

 

AL CAPO DELLO STATO

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

AL MINISTRO DEI BENI CULTURALI E DEL TURISMO

AL PARLAMENTO

 

 

L’Ordinanza del Commissario Straordinario per la ricostruzione solleva problemi irrisolti per il futuro del nostro patrimonio monumentale e paesaggistico.

 

L’Ordinanza n. 100 del 30 aprile 2020 del Commissario Straordinario per la ricostruzione e il consolidamento dei fabbricati danneggiati dal sisma del 2016 nei comuni dell’Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, solleva un tema che investe, per l’emergenza, la responsabilità del Governo e pone una questione di carattere più generale di cui riteniamo si dovrebbe occupare il Parlamento. Appare opportuno, infatti, ponderare una modifica del sistema normativo per garantire con lungimiranza e certezza del diritto l’efficace tutela del Paesaggio italiano.

L’ordinanza del Commissario Straordinario rappresenta un provvedimento legittimo, che rende esecuzione alla normativa edilizia consolidata nel vigente Testo Unico del 2001 e quella paesaggistica del 2008. La preoccupazione che si delinea per l’ennesima volta è che la normativa, come di recente innovata, rischi nel prossimo futuro di generare pessimi frutti.

In questo momento storico l’economia è vista da tutti come elemento chiave per una ripresa a ridosso dell’impatto della pandemia.  In essa va giustamente collocato il valore del patrimonio storico documentale e paesaggistico del Paese, a fronte della sua fragilità e dell’urgenza della messa in sicurezza.

Bisogna tuttavia prestare la dovuta attenzione alle misure riproposte nell’Ordinanza Commissariale n. 100/2020, che rischiano di dare risposte efficaci in termini di rapidità degli interventi, ma a scapito più che evidente delle tutele del patrimonio culturale e ambientale contenute negli strumenti di pianificazione e nei Piani Paesaggistici, espressione di concertazione tra Mibact e Regioni (in primis l’uso della SCIA esteso a tutti gli interventi sul costruito, compresa la demolizione e ricostruzione degli edifici e alla sanatoria degli abusi).

Paolo Pileri ha scritto: “non sarà mai possibile cambiare rotta se non siamo disposti a riconoscere fino in fondo gli errori commessi. Solo ora, sfiniti ma in fondo un po’ più consapevoli di prima, possiamo accettare qualcuno che ci dice di cambiare“.

Le riflessioni di Italia Nostra vanno in questa direzione.

La disciplina dell’ordinanza, ispirata al principio di semplificazione e regolazione, si dovrebbe applicare a tutti gli interventi di riparazione, consolidamento, adeguamento sismico, ricostruzione anche previa demolizione. Essa esplicita indifferentemente l’applicazione della procedura semplificata della SCIA, con i richiami ai vincoli, per legittimarne poi la deroga,  e  incentivare  il meccanismo – semplificato – di accesso ai contributi. Tali possibilità offerte dallo strumento della SCIA erano già state denunciate da Italia Nostra nel Seminario per la Carta di Gubbio, Bologna 30 gennaio 2020. Al professionista incaricato competerà semplicemente attestare la conformità dell’intervento senza controlli preventivi degli Uffici Speciali per la ricostruzione. Altra maggiore criticità dell’impianto normativo riguarda l’art. 8 per gli interventi sottoposti a vincoli di tutela ex d.lgs. 42/2004, per il quale non viene richiesta l’autorizzazione ex art. 146, e ciò non solo per gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, consolidamento statico, ma anche per la ricostruzione di edifici, che “in nessun caso alterano (n.b. non c’è il condizionale!) lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici“.

In pratica, il professionista attesta la conformità dell’intervento all’edificio preesistente, che l’intervento non ne determina variazioni volumetriche e risulta conforme alla normativa antisismica (fatte salve quelle necessarie per l’efficientamento energetico e l’adeguamento agli standard igienico sanitari) e l’attestato legittima l’intervento anche se il titolo edilizio relativo all’edificio oggetto del contributo non sia più disponibile. Dunque nessuna necessità di verificare i catasti storici, considerando di fatto l’edificio come a se stante e non nella compagine del costruito.

Si fanno salvi anche gli abusi, ammessi parzialmente al contributo e tutti condonabili o condonati. Il proprietario dell’immobile presenta contestualmente alla domanda di contributo una SCIA in sanatoria. Solo nel caso di abusi in totale o grave difformità dal titolo edilizio, o variazione essenziale, che determinino aumento della superficie o dei volumi o rischi per la sicurezza dell’edificio è necessario che sia adottato il relativo provvedimento di definizione del procedimento.

Nell’ordinanza si ribadiscono inoltre l’insieme di disposizioni già vigenti:

  • ometta di fatto il ruolo delle Soprintendenze, che andrebbe piuttosto supportato in fase di istruttoria e di verifica, dando loro tempi e mezzi compatibili;
  • non venga richiesta l’autorizzazione art. 146 d.lgs. 42/2004 per gli interventi sottoposti a vincoli di tutela;
  • tratti alla stessa stregua tipologie ben diverse di intervento, in territori di cui non si tutela la specificità;
  • non consideri come imprescindibile l’acquisizione documentaria dei catasti storici, ammettendo l’aleatorietà della base informativa;
  • non richieda specificità di formazione al professionista nè all’Impresa;
  • faccia salvi e ammetta al contributo superfetazioni e abusi;
  • centri l’ordinanza sulla prevalente incentivazione del meccanismo di ammissione ai contributi;
  • sacrifichi le garanzie di conformità alla pianificazione sovraordinata e in specifico alla tutela paesaggistica, delle più pesanti tipologie di intervento;
  • lasci alla responsabilità del professionista l’individuazione della tecnica di messa in sicurezza antisismica e la congruità economica dell’intervento, senza condizioni nell’uso di materiali che siano conformi all’esistente di contesto.

Questo insieme di disposizioni non crediamo aiuterà a preservare il nostro patrimonio storico urbanistico stressato dalle calamità naturali. Italia Nostra ritiene che occorra adesso voltare pagina con specifiche e meditate proposte di revisione normativa che garantiscano efficacemente la conservazione del territorio italiano e del suo patrimonio storico, architettonico e urbanistico.

Bisogna ripartire con il piede giusto.

 

Ebe Giacometti

Presidente Italia Nostra

 

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