Italia Nostra

Data: 28 Ottobre 2019

“Asfaltato” il Cimitero (monumentale) Angeli di Caltanissetta

Alla vigilia della Commemorazione dei defunti, “asfaltato”, con manto bituminoso nero, come se fosse la Statale 640, il Cimitero (monumentale) Angeli di Caltanissetta. Cancellata, sepolta la canaletta di scolo della acque; definita in modo piuttosto rozzo, con cemento, la parte di pavimentazione intorno ai tombini. E poi, i marciapiedi e i basamenti, ormai, a forza di strati bituminosi, si trovano al di sotto della quota stradale.

Un luogo, un paesaggio davvero speciale della nostra città alterato, offeso in modo brutale. Inevitabilmente ci chiediamo: alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali cosa dicono? Era stata concessa l’autorizzazione per questi lavori?

Di certo non possiamo continuare a parlare, a celebrare – retoricamente – la bellezza e il valore del nostro patrimonio storico-artistico e monumentale, puntare sulla cultura e sul turismo, e poi porre in atto tali scriteriate azioni.

Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

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Si allega un testo sul Cimitero Angeli che Leandro Janni scrisse nel 2006

Dentro ai grigi condomini, malgrado tutto, scorre il tempo delle nostre vite. Tra effimere, luminescenti immagini e opachi oggetti quotidiani. Anonima, ripetitiva, straniante è la città contemporanea. Lo spazio, il non-luogo nel quale inesorabilmente abitiamo. Lo spazio, il non-luogo nel quale spendiamo la nostra breve, preziosa esistenza. Un’unica, grande periferia: un assoluto dappertutto, senza limiti e senza confini, dove viviamo come stranieri, come radicati nell’assenza di luogo.

Ma qui, da noi, nell’Isola, nella Sicilia più interna e più integra, è ancora possibile ritrovare luoghi, storie, paesaggi; lo spazio e il tempo per una riflessione, un ricordo. Persino la natura è possibile ritrovare. Magari, per caso.

Nel cuore dell’Isola c’è un territorio, un paesaggio plasmato, connotato dalla poderosa sequenza di monte Sabucina, monte Capodarso, il tavolato di Enna. In basso, il lento, sinuoso scorrere del fiume Imera-Salso. E poi, come arroccato, abbarbicato a ciò che resta del rude castello di Pietrarossa, il Cimitero Angeli di Caltanissetta, sito su uno straordinario, argilloso piano inclinato. Spazio disegnato, concluso, definito da alte e protettive mura in pietra. Città analoga, giardino. Luogo quasi familiare, rassicurante, eppure inevitabilmente aperto, esposto al territorio circostante, alla natura.

Ed è proprio questa ambivalenza, questa duplice peculiarità fisica, estetica, questo risultare luogo, spazio costruito, pittoresca rappresentazione architettonica e insieme paesaggio sublime, che ci colpisce del Cimitero Angeli di Caltanissetta. Percorrendo i suoi viali, osservando le neoclassiche, seducenti cappelle gentilizie, le umanissime sculture, le epigrafi, i ritratti fotografici, lasciandosi come ipnotizzare dai ripetuti, geometrici loculi quadrati, è come se, di tanto in tanto, il nostro sguardo deviasse, sfuggisse verso l’esterno, verso la natura: infinita, selvatica. Ignota.

Nel Cimitero monumentale Angeli di Caltanissetta, in questo luogo familiare e sfuggente, ombroso e rilucente, labirintico, oltre al dolore della perdita, al lutto, può capitare di incontrare la bellezza, il mistero e la luce. L’imprevedibile sublime, oltre il banale di una grigia, sconfinata periferia.

(Stralcio di un testo contenuto nel saggio LA CITTA’ DEGLI ANGELI – AA. VV., Salvatore Sciascia Editore – Caltanissetta, 2006)

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