Italia Nostra

Data: 14 Giugno 2021

L’ex Catasto non è stato tutelato. Luigi De Falco

Articolo: L'ex Catasto non è stato tutelato

Tutti hanno scoperto che a Napoli “si può fare” la disciplina di tutela del centro storico della variante al PRG approvata nel 2004 consente interventi di sostituzione edilizia. Ma a un piano sicuramente tra i migliori d’Italia non corrisponde un’altrettanta buona gestione, con effetti non solo deludenti, ma distorti e dannosi.

Il prg del 1972 rinviava ogni intervento di trasformazione a piani di dettaglio che il Comune non ha mai redatto. La Variante, che riafferma il ruolo di prestigio della città, promuovendo una cultura urbanistica fondata sulla consapevolezza della ricchezza del territorio, rende invece subito operative le scelte per il centro storico, senza rinvio ad approfondimenti. Ogni edificio ha la sua disciplina che fissa le possibili trasformazioni e  gli usi. Il nuovo perimetro del centro storico comprende la città formata prima del 1943, con i nuclei storici dei quartieri aggregati negli anni ’30. Nel nuovo disegno la città storica decuplica l’estensione ed essa tiene conto l’Unesco che, su pressione di Italia nostra, nel 1995 la riconosce come patrimonio dell’umanità.

il nuovo prg cosa dice del possibile inserimento di architettura contemporanea nella città storica? Esso deve derivare dalle rigorose analisi propedeutiche e funzionali al progetto del restauro urbanistico. Così come nell’arte pittorica può aver senso colmare la lacuna, nel tessuto urbanistico storico la conoscenza esatta della preesistenza dell’effettiva sua consistenza può motivarne la ricostruzione. Ove la conoscenza esatta risulti impossibile non sono ammesse ricostruzioni in stile. L’integrazione del nuovo nell’antico è dunque giustificata se la lacuna da colmare derivi dall’asportazione avvenuta nel tempo dell’originaria costruzione la cui mancanza distorce il disegno della città storica come era prima che fossero generati i mostri dell’”edilizia spazzatura” identificata nella soglia temporale post 1943.

Il restauro urbanistico vuole pure che dove di lacuna non si tratti, non si possa andarlo a colmare, compromettendo il disegno della città storica al quale deve ispirarsi l’intervento. E pure per l’intasamento generato da edilizia moderna sull’originario lotto libero, non trova alcuna giustificazione la conservazione o ricostruzione. Ma è tutta spazzatura l’edilizia post 1943? Il prg risponde con la norma che disciplina le trasformazioni dei “Manufatti di architettura moderna e contemporanea di interesse documentale”, assoggettati alla conservazione.

Il piano prevede che il consiglio comunale individui i manufatti architettonici di interesse documentale da sottoporre a conservazione, su proposta della Commissione che definisce i criteri per individuare e valutare i manufatti di interesse documentale esistenti. La Commissione, composta dal Soprintendente, dai presidi di architettura e ingegneria ed esperti nominati dal Consiglio, è rinnovata ogni cinque anni. A garanzia della qualità urbana, il prg stabilisce pure l’istituzione della “Commissione della cultura urbana” che definisce le linee fondamentali per programmare lo sviluppo estetico della città. Dal 2004 le commissioni non sono mai nate. Esse avrebbero potuto individuare tutto il patrimonio di architettura moderna e contemporanea da tutelare, come correttamente pretende il piano. Se così fosse andata, oggi l’ex sede del Catasto, pregevole opera dell’architetto Srio Giametta, sarebbe salva, e pure ogni trasformazione della città avrebbe rispettato i criteri di sviluppo estetico e di qualità degli spazi, pretesi dal piano.

L’articolo è stato pubblicato su “La Repubblica – Napoli” del giorno 14 giugno 2021

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