Lo scriteriato art. 35 dello “Sblocca Italia” (governo Renzi) fu osteggiato fortemente dalle associazioni ambientaliste, dai comitati di tutta Italia, dal Movimento 5Stelle.
L’articolo affermava che gli inceneritori sono “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale” e che dunque si possono costruire anche in deroga alla tutela dell’ambiente e alla salute dei cittadini.
Sulla base di quella assurda norma, che tra l’altro contrasta con la gerarchia d’intervento in materia di rifiuti stabilita dall’Unione Europea, venne scritto un decreto che di fatto cancellava la possibilità di redigere una “valutazione ambientale” in ordine agli effetti di un inceneritore.
A seguito di una battaglia durata quattro anni, iniziata dal basso e promossa dal Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia circolare e da tanti altri comitati di tutta Italia come le Donne 29 Agosto di Acerra e l’Associazione Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro, è stato annullato il decreto attuativo che prevedeva la costruzione di altri otto inceneritori.
Il Tar del Lazio ha emesso adesso una sentenza importante: ha annullato quel decreto imponendo, prima della costruzione degli inceneritori, un’attenta valutazione sui possibili danni che questi possono produrre sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.
Insomma: una vittoria importante per l’ambientalismo italiano. Una vittoria per tutta l’Italia e per tutti gli italiani che pongono la salute, l’ambiente e il recupero dei materiali post consumo al primo posto.
Adesso, l’impegno politico dovrà proseguire senza indugi, con una discussione sulla modifica e la riscrittura del contestato art. 35, nel pieno rispetto della salute, delle normative europee e della gerarchia d’intervento. Tutto questo, ovviamente, all’insegna di “riduzione”, “riutilizzo” e “recupero” dei materiali post consumo.
Prof. Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia
