Italia Nostra

Data: 10 Agosto 2022

L’Aquila, lo spazio antistante la Porta Santa di Collemaggio deve esser rispettato nella sua delicatezza

Non è possibile tacere dopo aver preso atto delle gabbionate da argine fluviale, rivestite di materiale sintetico, che a dire di molti dovrebbero “valorizzare” lo spazio antistante la Porta Santa di Collemaggio. Interventi così spudorati nel contesto di una basilica che non costituisce soltanto un’emergenza locale, ma un monumento-simbolo di valenza nazionale, sono per noi inconcepibili. Ci si perdonerà, pertanto, la durezza di questo intervento.

Non vorremmo che ancora una volta le esigenze di spesa, comunque mascherate, abbiano prevalso su qualunque considerazione, non solo di natura estetica o di rispetto per la sacralità del luogo, ma di semplice buon senso, considerato lo spreco di denaro pubblico per qualcosa di così occasionale e contingente nell’utilizzo. Ecco dove sono finiti tutti i discorsi sugli scopi costruttivi e non futili dei fondi del PNNR!

Qual è lo scopo di questi lavori? Un’infrastruttura per la prossima visita del papa, nella sua unicità, un punto di sosta per pellegrini e turisti, un luogo privilegiato per consentire alle autorità di assistere all’apertura della Porta Santa? Non vorremmo che in futuro qualcuno pensi di utilizzare questo apparato tutt’altro che provvisorio per altri tipi di spettacolo, considerato che si è parlato anche di “uno spazio di incontro per la città, fruibile per tutto l’anno”. A questo proposito ci permettiamo di suggerirne l’utilizzo per la prossima edizione del “Cinema in piazza”. E non è un paradosso!

Non manca, naturalmente, quella scontata verniciatura di “verde”, che al meglio incarna l’ipocrisia che caratterizza lo spirito di questi nostri tempi: il fumo dell’“ingegneria naturalistica”, del “biomateriale derivato dal legno”, nasconde la realtà di un impatto troppo pesante per un contesto così delicato. Luoghi che dovrebbero essere caratterizzati da un’atmosfera di raccoglimento e di introspezione, tali da far emergere in noi le suggestioni di natura estetica e spirituale che l’arte e la devozione possono ispirarci, sono così diventati una pacchiana ambientazione coerente con i riti della “società dello spettacolo”. Mentre l’unica cosa da fare era chiudere l’inutile strada frontistante la Porta Santa rimuovendone l’asfalto.

Disse Longanesi: “Alla manutenzione l’Italia preferisce l’inaugurazione”. Sappiamo quindi cosa aspettarci quando i lavori saranno finiti, il pretesto sarà stato celebrato, chi doveva guadagnarci avrà guadagnato e chi doveva apparire si sarà mostrato magnificando il valore e l’utilità dell’intervento. Ci aspetterà un qualcosa di definitivo e in progressivo degrado che tanto somiglierà ai “nonluoghi” dell’antropologo Marc Augé: qualcosa di storico e di moderno, di religioso e di profano, di bello e di brutto. Antitesi in cui i primi termini devono essere attribuiti alla Porta Santa. Naturalmente! Il tutto caratterizzato da irrisolta promiscuità e senza una vera identità.

Le reazioni che la nostra città sta apparentemente esprimendo nei riguardi di questi lavori ci ricordano l’unanimismo che circondò i lavori di “restauro” della basilica di Collemaggio dell’allora Soprintendente Moretti, pur nella evidente differenza di scala. Se davvero questo intervento è così apprezzato dall’opinione pubblica, come vogliono farci credere, allora vogliamo contribuire a dare voce a chi rifiuta questa “devastazione”. Se così non è, allora vuol dire che in una larga fascia dei nostri concittadini alberga ancora un barlume di senso critico.

E per favore nessuno si azzardi a dire che il beneplacito della Soprintendenza garantisce la correttezza dell’intervento!

Il Presidente

Vincenzo Giusti

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