Italia Nostra

Data: 14 Maggio 2019

La “terapia integrata” contro la malaria nella Calabria di Genovese e Umberto Zanotti Bianco

INTRODUZIONE ALL’ARTICOLO DI GIULIO GRILLETTA

La sezione di Crotone, dedicata ad Umberto Zanotti Bianco, continua nel programma di iniziative in onore del cofondatore e primo Presidente nazionale, nel quarantesimo della costituzione della stessa sezione (1979-2019); tale programma culminerà, a livello locale, il 28 agosto p.v. presso il Parco urbano a lui intitolato, mentre a livello nazionale il primo Presidente  sarà celebrato il 22 novembre p.v. nella serata di consegna del Premio Zanotti- giunto alla ventesima edizione- presso una sede del Senato della Repubblica a Roma.

L’articolo del vice presidente della sezione, Giulio Grilletta, medico e storico, mette in luce un aspetto particolarmente rilevante di Zanotti-meridionalista-storico-saggista-Senatore a vita- archeologo- tra i fondatori dell’ANIMI-Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno-nel 1910: instancabile l’impegno profuso dal giovane Zanotti, attraverso l’ANIMI, per il riscatto di alcune regioni meridionali oppresse dalla miseria, dall’analfabetismo e da malattie endemiche nel primo ventennio, come appunto la malaria.

Con questa benemerita Associazione Italia Nostra auspica di avviare una collaborazione intensa e feconda per far conoscere ed apprezzare come merita una Personalità come Zanotti, ancora da riscoprire, anche attraverso i suoi scritti, sopra tutto per le giovani generazioni, a cui proporlo come modello, da gentiluomo del nord impegnato per il riscatto del meridione, e da cofondatore e primo presidente di Italia Nostra, per aver lanciato e proposto il volontariato culturale come impegno civile a difesa del patrimonio storico artistico naturale del Paese.

Carlo Azeglio Ciampi, già Presidente della Repubblica, in un messaggio per i 50 anni dell’Associazione, sosteneva che, tra i grandi meriti del senatore a vita Umberto Zanotti Bianco, anche quello… “di aver saputo creare una nuova forma di volontariato culturale, che ha attratto e continua ad attrarre tanti giovani e di aver valorizzato il volontariato come scelta morale di vita per un’azione libera e senza compromessi”…

Teresa Liguori

vicePresidente nazionale – Coordinatrice Premio nazionale Zanotti

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ISTRUZIONE, BONIFICA E CHININO

Il Marchesato di Crotone tra le plaghe più colpite dall’anofele

Nel 1970 l’Organizzazione mondiale della sanità ne ha certificato l’eradicazione in Italia, ma la memoria della malaria è ancora viva nelle regioni del Paese dove ha imperversato per secoli. Fra queste la Calabria, con aree come il Marchesato – espressione geopolitica di retaggio feudale sostanzialmente riferibile all’attuale provincia di Crotone – tra le più colpite. Ho sempre avuto interesse per la storia della medicina, una materia dove vita e morte si contrappongono e s’intrecciano all’inverosimile sullo sfondo delle vicende umane. Da futuro medico l’avevo già studiata sugli asettici testi universitari, ma la malaria conosciuta attraverso pubblicazioni e documenti d’epoca consultati all’Archivio centrale dello Stato e in altre prestigiose sedi che custodiscono storia e cultura nazionali è un’altra cosa. C’è la scienza, c’è la ricerca, ma ci sono anche cronache di sofferenza e di speranza che rivelano sentimenti e suscitano emozioni.

Le stesse che venerdì 3 maggio, nella sala conferenze del Museo di Pitagora a Crotone, ho cercato di trasferire all’uditorio in occasione della relazione “La malaria nel Marchesato: quando la malattia modella la storia”, inserita tra le lezioni del Corso di storia e archeologia del locale Gruppo archeologico krotoniate. Con quest’ultimo, come Sezione di Italia Nostra, da tempo portiamo avanti varie iniziative. La Calabria ha dato i natali a illustri uomini distintisi nello studio delle cause e delle manifestazioni della malaria e nell’applicazione e promozione di misure, non solo sanitarie, atte a incidere sull’humus socio-ambientale favorevole alla persistenza della malattia. Nel 1837 nasceva a Santa Severina – uno dei “Borghi più belli d’Italia”, in provincia di Crotone – Diodato Borrelli, futuro docente di Patologia medica nelle Università di Napoli e di Torino e autore del trattato “La Febbre”. Per quella che sembra una beffa del destino morì di malaria. Nel 1873 a Caulonia (Reggio Calabria) vedeva la luce Francesco Genovese. Titolare di condotta medica in quell’area, profuse nella lotta antimalarica un impegno totale, trasferendo i frutti della ricerca e dell’esperienza sul campo in pubblicazioni come “Il Bacino malarico del Neto e il Marchesato crotonese” e “La malaria in provincia di Reggio Calabria”. Nel 1881 toccava a Badolato (Catanzaro) dare i natali ad un’altra eccelsa figura impegnata a combattere il secolare morbo: Giuseppe Tropeano. Sarebbe diventato professore di Medicina sociale della Regia Università di Napoli. Tra le sue opere “La Campagna antimalarica nel Mezzogiorno d’Italia” e la “Clinica della malaria nel Mezzogiorno d’Italia”. Tra questi illustri personaggi Genovese spicca per alcuni aspetti che meritano un approfondimento. Il destino lo portò ad incontrare due figure di primo piano, ognuna con un suo preciso ambito di collocazione nella storia e nel panorama socioculturale dell’epoca: Norman Douglas e Umberto Zanotti Bianco.

Il britannico Douglas, come Francois Lenormant, George Gissing ed altri, fu uno dei celebri viaggiatori letterati che diedero vita al Grand Tour ed a tutte le descrizioni e suggestioni innescate da quell’esperienza. Calavano in Italia attratti dal clima, dalle bellezze naturali e dalla straordinaria ricchezza di opere d’arte e memorie storiche. Il Sud era meta prediletta per aver visto fiorire la civiltà della Magna Grecia. Il litorale jonico della Calabria, in particolare, era un susseguirsi di vestigia di antiche colonie. Douglas visitò la regione per la prima volta nel 1907,  vi ritornò nel 1911 e poi ancora nel 1937. Nel 1915 veniva pubblicato il suo famoso libro “Old Calabria”. Nelle pagine, tra chiese, ruderi, natura selvaggia, folklore, volti di gente comune e tant’altro, c’è spazio anche per la malaria e il dottor Genovese. Di lui lo scrittore-viaggiatore descrive la ricerca effettuata sulla popolazione del villaggio di Focà, odierna frazione di Caulonia, dove la malattia aveva procurato un saldo demografico negativo e continuava a mietere vittime. Perfezionatosi alla scuola del professor Angelo Celli, direttore dell’Istituto d’Igiene dell’Università La Sapienza di Roma, e divenutone amico, Genovese ne aveva subìto il fascino metodologico (Celli fu uno dei protagonisti della ricerca medica e della politica sanitaria nell’Italia del primo Novecento) e ne condivideva il pensiero, incentrato sulla necessità di integrare igiene antimalarica, bonifica idraulica e agricoltura intensiva. Medico radicato al territorio e strettamente a contatto con popolazioni minate dalla malaria, ma anche afflitte da ignoranza, povertà, vessazioni fiscali e prepotenze baronali, Genovese si rendeva conto che la lotta al plasmodio della malaria, il protozoo trasmesso dalla puntura delle zanzare del genere Anopheles, doveva necessariamente transitare anche attraverso alfabetizzazione, educazione e riscatto socio-economico. Non potevano bastare il chinino, farmaco antimalarico, e il prosciugamento delle aree palustri in cui l’anofele proliferava. Una tale visione collimava perfettamente con quella di Zanotti Bianco, futuro cofondatore di Italia Nostra, giunto in Calabria dopo il tremendo terremoto del 28 dicembre 1908 e distintosi nel continuare l’opera in favore dei meno fortunati attraverso l’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (Animi) di cui fu straordinario animatore.

Il loro incontro fece sì che il biondo educatore e filantropo piemontese e il malariologo rurale calabrese, divenuto dopo la Grande Guerra ispettore della Croce rossa italiana per i congedati malarici per le province di Reggio Calabria e di Messina, si trovassero ad interagire “tra la perduta gente” (titolo del celebre libro di Zanotti Bianco). A testimoniare il loro operare in sintonia, gemellati nello slancio di altruismo e solidarietà e paladini dell’alleanza tra istruzione-educazione e igiene-medicina, è la prefazione di Zanotti Bianco al libro di Genovese “La malaria in provincia di Reggio Calabria”, pubblicato dall’editore fiorentino Vallecchi nel 1924. Un’altra luminosa figura piemontese era nel frattempo calata nella Calabria malarica e derelitta di quegli anni: Giuseppina Le Maire. Anche lei amica di Genovese e vessillo dell’impegno dell’Animi nella scolarizzazione del Sud. Si occupò con esemplare dedizione dei bambini malarici ospitati nella Colonia Federici a Camigliatello Silano, in provincia di Cosenza. Alla morte di Genovese, avvenuta il 29 aprile 1945, Zanotti Bianco scrisse di lui in memoriam: “Nel 1938, non più consentendolo la sua salute, si ritirò dalla vita militante: ma continuò con i suoi studi e con il suo consiglio a dirigere la battaglia che fu lo scopo di tutta la sua vita. Ancora nel 1940 si era prodigato per l’apertura a Caulonia di quella Colonia provinciale antimalarica che oggi è diretta da suo figlio. Amico e guida di quei pochi, da Norman Douglas a Giuseppina Le Maire, che vennero in Calabria attratti dalla sua austera bellezza, fu sempre pronto, ad ogni richiamo, a rispondere all’appello del dovere. Allorquando nel 1922-23 il villaggio di Ferruzzano ove la nostra Associazione per il Mezzogiorno possedeva due case per bambini fu colpito da violenti febbri, noi pregammo il dottor Genovese di voler recarsi sul posto e di additarci le cure necessarie. Ed egli accorse, visitò i malati, la plaga circostante l’abitato e resosi conto dell’origine del male propose all’Associazione i rimedi per combatterlo.” Non potremmo aggiungere di più a una testimonianza così significativa.

Giulio Grilletta

Vice presidente Sezione “Umberto Zanotti Bianco” di Crotone

 

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