Italia Nostra

Data: 27 Ottobre 2023

Luce e decoro per la Cattedrale di Lamezia Terme

La Cattedrale di Lamezia Terme, sede della Diocesi omonima, costruita da Mons. Tommaso Perrone dal 1640 al 1642, è stata la terza dopo quella bizantina e la normanna.

Il primo edificio religioso è avvolto da molti dubbi sull’attendibilità storica, la seconda Cattedrale fu voluta dai Normanni, «che nel 1059 trovarono, come dice Padre Francesco Russo, una città bene organizzata, e non un cumulo di rovine, e vi costruirono il Castello per potenziarne le difese, data la sua grande importanza strategica», che anzi il Pontieri afferma che Nicastro “aveva opposto una certa resistenza al Guiscardo, prima dell’assedio di Reggio nel 1059”, segno di fierezza, forza e caparbietà di questa comunità bizantina poi latinizzata, e fu consacrata da Callisto II il 1121.

Questa seconda Cattedrale normanna, edificata dove ora è ubicato il cortile del maggiore Perri, con l’annesso cimitero presso l’attuale edificio del cinema Capitol, fu danneggiata dai terremoti del 1609, 1625 e 1628 e poi fu rasa al suolo dal terremoto del 1638.

Le varie trasformazioni dell’attuale Cattedrale di Lamezia Terme, a discrezione dei vescovi che si sono succeduti, hanno sempre portato a dei miglioramenti strutturali ed estetici fino alla sede odierna, che però non è assolutamente tenuta in debita considerazione dall’amministrazione comunale, sindaco in testa, e soprattutto dall’assessore alla cultura Giorgia Gargano, benché legata al mondo della Sovrintendenza ai beni culturali della Calabria.

Dispiace dover, ancora una volta, sottolineare la mancanza di decoro e di cura in capo al distratto assessore alla cultura Gargano e alla distratta amministrazione comunale, e quanto siano antiestetici, antigienici e fuori luogo tutti quei mastelli giganti, abbarbicati ai muri del sacro edificio e prima chiesa parrocchiale della città, spesso riempiti oltre il colmo e maleodoranti dei rifiuti della tanto rinomata movida lametina, così ammirata dalla giunta Mascaro.

Noi di Italia Nostra abbiamo spesso realizzato dei flash mob per indicare queste brutture alla distratta amministrazione comunale.

Ed ora alle ore 19 di un giorno qualsiasi, siamo di nuovo tornati all’ingresso della Cattedrale e vediamo che il primo monumento della città si presenta con poca luce, quasi al buio.

I due fari che prima trasmettevano la luce dal corso Numistrano sono stati spenti, non si sa perché, ora non ci sono più e la chiesa continua a rimanere al buio. Ecco questa è la casa del Signore, al buio. Vedete al buio, completamente al buio.

Non sappiamo se il Vescovo sia al corrente di questa situazione, però è una situazione mortificante. Noi fino a quando non vedremo la Cattedrale della nostra città illuminata, pulita, come deve essere, un po’ di dignità, non ci daremo mai pace. Noi continueremo a sollecitare il Comune, che deve fare la sua parte, e la chiesa deve fare anche la sua parte.

Non è possibile non dare la luce alla nostra Cattedrale, anche se in questo momento risulta accerchiata da un fabbricato pericolante e fatiscente, dalla spazzatura che la circonda in ogni angolo con il rischio di inquinamento ambientale e antigienico. Tutto questo è veramente disgustoso, vedere la casa del Signore in questo stato.

Vederla al buio fa veramente male. Come è noto la Cattedrale, nel primo Bollario di Archivio (foglio n. 1784), è chiamata “la prima Chiesa parrocchiale, Matrice, e Capo delle altre chiese della Citta e della Diocesi. In questa definizione, che ad alcuni potrebbe sembrare ampollosa, c’è riflesso, invece, un concetto assai caro alle prime comunità cristiane che, insieme ai presbiteri, si riunivano intorno al vescovo per celebrare l’Eucarestia.

Tutte le chiese cattedrali si chiamavano così perché contenevano una grande “Cattedra”, dalla quale i vescovi, assistiti dai canonici e durante i solenni pontificali, proclamavano la parola di Dio.

Dopo il concilio Vaticano II, molti vescovi hanno rimosso le cattedre, perché preferiscono annunziare la Parola di Dio dall’altare o in mezzo alla gente, come soleva fare un vescovo tanto amato dalla popolazione lametina, mons. Vittorio Moietta.

Invitiamo, pertanto le autorità a portare un po’ di luce e di decoro al primo monumento della città, la Cattedrale di Lamezia Terme.

 

Giuseppe Gigliotti
Italia Nostra
Lamezia Terme



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