Italia Nostra

Data: 19 Febbraio 2024

Capanni balneari: al via la distruzione degli ultimi ambiti paesaggistici tradizionali costieri?

Con sconcerto si apprende che le manomissioni in corso sul nostro litorale non si fermano.

Stiamo ancora cercando di avere tutti i documenti del caso, ma per ora ci sentiamo di poter porre già alcune considerazioni.

Parallelamente al progetto di “Parco Marittimo” che avanza per stravolgere completamente l’intero assetto paesaggistico e ambientale costiero, con abbattimenti alberi consistente, immissione di quasi 4000 tonnellate di rifiuti riciclati nei sottofondi invece del frantumato di roccia da capitolato – la cui sostituzione senza il parere degli enti competenti è ancora al vaglio della Magistratura -, rimodellamento di dune, passerelle a raso senza parapetti che ora inducono calpestio continuo sul corpo delle dune, transitabilità ovunque e, non poteva mancare, chilometri di pavimentazione in legno esotico proveniente dai disboscamenti della Foresta Amazzonica, la cui manutenzione e conservazione nel lungo termine è tutta da scoprire, dicevamo, parallelamente a tutto questo, pare sia arrivato l’ordine di abbattimento per gli ultimi storici capanni balneari.

Si trattasse di ambiti da rinaturalizzare completamente e liberare dalla presenza umana al fine di lasciare la natura indisturbata, potremmo plaudire alla scelta (sia pure con un po’ di amarezza, trattandosi di manufatti storici), ma in questo caso, l’indirizzo perseguito nell’approvazione dello sciagurato “Parco Marittimo” pare sia quello di trasformare una Riserva Naturale dello Stato in un parco attrezzato, quindi l’esatto contrario della protezione ambientale, della tutela e della rinaturalizzazione. Non bastava una manutenzione di minima, economica e rispettosa dell’esistente, evidentemente.

I capanni lignei della tradizione ormai costituiscono un unicum paesaggistico pressoché scomparso ovunque, si presentano dalle dimensioni contenute ed integrate armonicamente nel paesaggio, e resistono come esempio di architettura spontanea in un ambito fortemente antropizzato e sottoposto allo sfruttamento turistico-balneare massificato. Vada per i manufatti allargati abusivamente ed in contrasto col paesaggio, come capita nelle “villette” in muratura anche a più piani dei capanni da caccia e pesca delle Pialasse o lungo i fiumi, per cui l’abbattimento o la rimessa a misura, con l’uso di materiali idonei, deve essere obbligatoria, ma non ci sembra sia questo il caso della maggior parte dei capanni balneari, che tra l’altro, sono in numero assai modesto rispetto all’estensione della costa.

Attendiamo di comprendere meglio i termini della questione, ma già da ora vien da chiedere chi abbia firmato l’autorizzazione paesaggistica alla cancellazione degli ultimi lembi di un paesaggio storico (a fronte della modernizzazione, passateci il termine, “fighetta”, e forse persino arrogante ed effimera, del Parco Marittimo), e se la Soprintendenza abbia dato riscontro alle indubbie ragioni espresse sia dall’Associazione Capannisti Balneari, sia nell’Odine del Giorno proposto da Lista per Ravenna, sottoscritto trasversalmente da altre forze politiche, e poi votato all’unanimità del Consiglio Comunale in settembre 2023. Di sicuro, di questo OdG, che pare divenuto carta straccia, ne deve rispondere il Sindaco.

 

Ravenna, 19 febbraio 2024

Italia Nostra sezione di Ravenna

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