Come già annunciato, Italia Nostra sezione di Ravenna organizza un doppio presidio martedì 26 marzo, in Piazza del Popolo a Ravenna, in occasione del Consiglio Comunale, per chiedere la tutela del patrimonio ambientale e culturale del nostro territorio.

L’appuntamento è dedicato dalle ore 15.30 alle 16.30 al tema della tutela dei capanni balneari storici (qui il comunicato), e dalle 16.30 alle 19.00 alla tutela dell’Ortazzo-Ortazzino (qui la nota specifica).

Per entrambi gli argomenti si registrano novità: sui capanni una clamorosa retromarcia del Comune di Ravenna, che prima rende esecutivo l’abbattimento, poi a seguito di puntuali rilievi circa la regolarità dell’ordinanza di abbattimento, si appella al Parco del Delta del Po per la mancata Valutazione di Incidenza Ambientale e sospende le demolizioni, con buona pace dei capannisti spaventati che hanno già distrutto il proprio capanno. Ma si tratta solo di uno stop momentaneo, mentre permane l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica, che riguarda i capanni nel loro complesso e permetterebbe di salvarli tutti, ribadendo la tutela già esistente su ogni capanno in quanto ricadente in ambito dichiarato di notevole interesse pubblico e, indubbiamente, costituente un patrimonio culturale di “archeologia balneare” da conservare e tramandare. Senza dimenticare che la loro presenza ha consentito il mantenimento di spiagge libere e la conservazione e l’accrescimento delle dune, quindi a maggior protezione dell’ambiente in un ambito fortemente antropizzato.

Per l’Ortazzo-Ortazzino, invece, da una recente visura si rileva che la proposta a CPI di accordo per l’acquisto da parte del Parco del Delta del Po delle zone A e B a 437.000 euro è fallita il 23 gennaio 2024; la cifra era pressoché uguale alla stima redatta per il Comune nel 2018 dall’Agenzia del Territorio, ma per l’intera area A+B+C, valutate nella stima 420.000 euro. Resta in piedi una richiesta di far valere, tramite iniziativa legale, il diritto di riscatto per il Parco del Delta, ma solo per le zone A e B, mentre in ogni caso gli ottanta ettari della zona C resterebbero in mano privata. A quanto si legge, inoltre, la sospensiva della vendita tra CPI e Gobbino-Mazzoni che scaturisce all’esercizio del diritto di riscatto, potrebbe anche esser rifiutata dall’acquirente, e quindi anche il tentativo di far valere il riscatto, salvo diversa decisione del Tribunale, risultare vano. Ognuna delle parti sostiene di aver agito con correttezza e, tra l’altro, con stupore si apprende che il Parco avrebbe saputo della vendita dalla stampa, ossia dagli articoli scritti da Italia Nostra: l’Associazione è più informata degli Enti deputati alla tutela e alla gestione delle aree protette?

Dunque, davanti all’incertezza, e soprattutto davanti alla perdita certa della parte più potenzialmente appetibile in un futuro dal punto di vista immobiliare, cosa aspettano Comune, Parco e Regione a domandare con decisione al Ministero dell’Ambiente l’istituzione di una Riserva Naturale dello Stato per tutte le aree, C compresa? Il parere di ISPRA è chiaro e tutti i presupposti scientifici sono soddisfatti affinché la procedura venga avviata, fuori dai tribunali, al di sopra delle operazioni immobiliari e nelle strette competenze previste dalle leggi per la tutela dell’ambiente e dei beni comuni che gli Enti e le Istituzioni dovrebbero doverosamente esercitare. 

Al motto “Giù le mani dai capanni”, e “l’Ortazzo va in… Riserva!”, appuntamento in Piazza del Popolo a Ravenna per un presidio autorizzato martedì 26 marzo dalle 15.30 alle 19.00. Per informazioni 3349470326.

Ravenna, 25 marzo 2024

Italia Nostra sezione di Ravenna