Italia Nostra

Data: 13 Maggio 2011

Latina, lavori di ristrutturazione ex Centro Sanitario di Borgo Grappa

La Sezione di Latina ITALIA NOSTRA desidera esprimere il proprio dissenso  per i lavori di ristrutturazione, in corso di realizzazione, presso l’ex Centro Sanitario di Borgo Grappa, un edificio di interesse storico, risalente alla fondazione di Littoria. Ad un primo esame, risulta evidente la variazione della sagoma dell’edificio (nuovo cordolo in cemento armato elevato in altezza) e l’applicazione del manto di copertura con tipologie di tegole  difformi dalle originarie marsigliesi. Tale intervento si sta eseguendo con Denuncia di Inizio di Attività n.114504 del 5-10-2010 e risulta difforme alla DIA stessa, nella quale è dichiarato che l’edificio non è soggetto a vincolo. L’edificio risalente alla Bonifica Integrale dell’Agro Pontino, è inserito nell’elenco degli edifici storici e dell’architettura rurale e quindi tutelato ai sensi della  deliberazione di C.C. n. 186 del 6/10/ 1997. Tale episodio, apparentemente di poca importanza, si inserisce invece, in un contesto molto preoccupante, in considerazione del fatto che sempre più spesso si debbono registrare interventi poco congrui, se non vere e proprie violenze, in edifici storici, ante e post bonifica, malgrado le numerose conferenze, dibattiti, rassegne e mostre tenute in questi ultimi anni sull’argomento, oltre che le promesse mai mantenute dell’ istituzione di “centri di documentazione”. Limitandoci a Latina, dopo le ferite inferte alla città nei primi decenni del dopoguerra (la più rilevante è indubbiamente la demolizione della Casa del Contadino), riportiamo alcuni esempi recenti:

–  La controsoffittatura del Portico Palazzo INPS – C.so della Repubblica;

–  La ristrutturazione Palazzo Comunale, con una inconcepibile differenziazione delle quote del coronamento superiore, nel prospetto su Piazza del Popolo (fortunatamente corretto, dopo le proteste unanimi della città);

–        Il Punto di Informazione edificato davanti alla Stazione di Latina Scalo, che ne ha alterato pesantemente la visuale, peraltro, come era facile prevedere, dimostratosi perfettamente inutile e quindi rimasto inutilizzato;

–        Il colore rossastro delle facciate dell’ex Sede ONC, in Piazza del Quadrato, in origine inconfutabilmente di colore giallino;

–        Gli ambienti interni del Palazzo delle Poste di Mazzoni, distrutti nei suoi dettagli architettonici di arredo fisso, adeguati “all’immagine aziendale”, nella quale dominano i colori giallo e blu, dopo lo “stupro” subito nel dopoguerra con l’edificazione di un osceno corpo di fabbrica e la demolizione della caratteristica scala rampante;

–        La demolizione dell’ex tabacchificio e di alcune notevoli edifici realizzati negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, in particolare delle due ville Isabella, la prima in Via del Lido dell’Arch. Riccardo Cerocchi, la seconda in Via Nino Bixio dell’Arch. Vittorio D’Erme.

Riteniamo che il problema andrebbe esaminato e risolto nella piena consapevolezza che viviamo una Città particolare, dove gli ormai pochi edifici, spazi liberi, piazze, strade sopravvissuti,  hanno un valore architettonico unitario, e poco basta per arrecare qualche danno al tessuto urbano consolidato. Pertanto, come già richiesto più volte, chiediamo ancora una volta l’istituzione di una Sezione di Archivio Storico Comunale, che è cosa ben diversa da un centro di documentazione, constatando amaramente, che il Comune capoluogo è uno dei pochi, se non l’unico Comune della Provincia, a non averlo ancora costituito.

Desideriamo, inoltre, cogliere l’occasione per fare il punto della situazione dei vincoli sugli edifici e sugli ambiti di fondazione delle città dell’Agro Pontino, sorte tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso; e non ci riferiamo solamente ai centri urbani, ma anche ai Borghi ed all’intero territorio comunale,  casali della Bonifica (per quei pochi che ancora rimangono integri) compresi.

In proposito sembra che regni la più totale confusione e approssimazione; sappiamo bene che, ai sensi della Legge 1089/39, ripresa nel “Codice dei Beni Culturali” di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, tutti gli edifici che siano stati realizzati da più di cinquanta anni debbono considerarsi vincolati; ma ciò vale soltanto per gli edifici pubblici, e in ogni caso va emesso, da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, apposito Decreto.

Invitiamo la Soprintendenza a fare chiarezza su tale aspetto della questione, comunicando quanti e quali edifici, siano essi pubblici o privati, sono attualmente soggetti a vincolo, sancito da Decreto Ministeriale; sembra che siano veramente pochi.

Se così fosse, desideriamo conoscere quali azioni ha in programma il Nucleo Operativo di Latina della Soprintendenza stessa, al fine di estendere il vincolo monumentale al maggior numero possibile di edifici ed ambiti di fondazione, attivando il procedimento previsto dall’art. 12 del Decreto Legislativo  n. 42/2004, finalizzato alla verifica della sussistenza dell’interesse artistico e storico relativo agli edifici della fondazione delle “città nuove” dell’Agro Pontino.

Dopo il periodo della “damnatio memoriae” dei primi decenni del dopoguerra, le varie Amministrazioni comunali (a parole), hanno sempre sostenuto la difesa e la tutela dei valori delle città di fondazione, ma poi, nei fatti, si è andati in tutt’altra direzione, mantenendo un atteggiamento demagogico nell’esaltazione (lo ribadiamo, solo a parole) di Latina-Littoria, e delle altre “città nuove” e del loro passato, che, di fatto, ha comunque favorito i deturpatori di ieri e di oggi.

Latina, maggio 2011

La Sezione di Latina di

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