Lettera aperta ai candidati a Sindaco della città di Caltanissetta
Costa caro, in Sicilia, il privilegio della terra, della bellezza. Chi rimane è condannato alla pena – senza fine – della nostalgia del futuro. Viviamo il tempo della dispersione, della decadenza, forse persino della disperazione. Dell’Isola delle culture sconfitte Caltanissetta è il centro, geografico, simbolico.
Fu una città operosa, monumentale, letteraria. Oggi è una “città letterale”. C’era una volta Caltanissetta. Caltanissetta non esiste più e i nisseni vivono altrove. Nelle cosiddette periferie. Le città non hanno più bisogno di radici. I centri storici sono soltanto luoghi di evasione o turismo; o luoghi di estranee rovine. La storia e la bellezza non ci riguardano più veramente. Ancora, in qualche modo, amiamo il passato culturale della città perché suggerisce una forma. Ma per lo stesso motivo, magari inconsciamente, inconsapevolmente, possiamo abituarci a farne a meno. Ci siamo abituati a farne a meno.
Insomma: è la nostra vita che non ha più una forma. Non ha più bellezza. Quello che davvero ci occorre, quello che chiamiamo casa, è un parallelepipedo illuminato, riscaldato e confortevole, vicino a una palestra e a un ipermercato, con televisore, computer e un posto macchina. Viviamo in palazzine dignitose, apparentemente funzionali; insignificanti. Qui si può credere di spendere una vita intera se la manutenzione è corretta e nessuno alza la voce. Qui spendiamo una vita intera, inesorabilmente. Giorno dopo giorno, anno dopo anno. Qui si può pensare l’antica Caltanissetta dei vicoli, delle torri e dei cortili come un territorio vuoto e inospitale. Straniero, persino. Qui, nei nostri anonimi parallelepipedi, si può invecchiare tranquillamente. Nell’indifferenza. Senza che nulla cambi. Fuori. E dunque?
Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia