“La devozione di San Sebastiano di Melilli”, questo il tema affrontato nell’incontro organizzato, lo scorso giovedì, 14 gennaio, presso la sede del circolo “Unione”, dalla sezione di Siracusa di Italia Nostra. A illustrare le particolarità del culto del bimartire (perché san Sebastiano è uno dei pochissimi santi ad aver subito il martirio ben due volte) è stato il professor Paolo Magnano, profondo studioso e conoscitore del culto del Santo a Melilli.
Il professore ha raccontato la genesi del culto con la storia del naufragio, avvenuto nel 1414, di una nave proveniente dall’Adriatico. Le fonti narrano che non vi furono vittime e i naufraghi attribuirono questo eccezionale avvenimento alla statua di San Sebastiano, conservata in una cassa della fu trovata sul golfo Stentino. La notizia dell’evento giunse presto all’Arcivescovo di Siracusa che, con il popolo in processione, si recò sul posto per portare la statua nella cattedrale siracusana.
La fama di questo miracoloso fatto giunse anche a Melilli. La leggenda tramanda che nel momento in cui si decideva in quale dei paesi della provincia la statua dovesse esser collocata, improvvisamente e miracolosamente il simulacro divenne pesante per tutti coloro che cercarono di sollevarlo tranne che per gli abitanti di Melilli i quali lo trasportarono in processione fino al paese. Il professor Magnano ha anche tracciato gli aspetti più importanti del legame fra il fedele e il santo che è fatto di promesse e fra queste vi è quella di portare in spalla il simulacro di San Sebastiano e la processione dei “nuri” che originariamente era per soli uomini ma che molto più tardi, e in forme diverse, venne estesa anche alle donne. Elemento importante è la dimensione del dono così Magnano ha spiegato la sfarzosità della chiesa di san Sebastiano che deve essere sempre ricca e bella in onore a chi nei momenti di pericolo ha intercesso presso Dio per la città di Melilli.
Italia Nostra ha voluto dedicare questa conferenza al nostro santo compatrono, la cui solennità sarà celebrata a breve e nello stesso tempo far conoscere le tradizioni, culto e le manifestazioni etnoantropoligiche a esso collegate.