Italia Nostra

Data: 25 Ottobre 2010

Palermo: i beni archeologici nel porto di Palermo

Nel febbraio scorso l’Autorità Portuale di Palermo ha bandito un concorso di idee per la rifunzionalizzazione “artistico-architettonica” delle due gru scaricatori di rinfuse che si trovano all’estremità nord-est del molo trapezoidale. Costruite nel 1983 e mai utilizzate, sono già considerate dalla stessa Autorità Portuale un “esempio di archeologia industriale”. Il restyling costerà complessivamente 16,8 milioni di euro.

Il progetto dell’autorità portuale merita alcune considerazioni perché il futuro del porto non può essere lasciato soltanto alle decisioni dell’ente investito della sua gestione ma anche al contributo di idee e di proposte della città.

Innanzitutto, le due gru, alte più di trenta metri, sfregiano il panorama della città e del suo mare e  sono prive di qualunque pregio estetico. In secondo luogo, la definizione di beni archeologici è paradossale se si osservano le previsione del Piano Regolatore Portuale (PRP) per l’area non ancora scavata del Castello a Mare ed esterna all’omonimo Parco Archeologico. In quest’area, fino alla vandalica demolizione degli anni venti del secolo scorso, insistevano alcune parti di notevole interesse della fortezza: i due piccoli moli posti a protezione dell’approdo della porta di mare, le strutture della parte più antica del castello, il bastione di Santa Rosalia ed il rivellino posto a difesa della cd. “Porta Falsa”. Per la parte di quest’area posta sui lati Est e Sud del perimetro esterno del parco archeologico del Castello il PRP prevede edifici destinati a club nautici, sedi di associazioni sportive o più in generale a servizio delle attività della nautica, edifici destinati a servizi turistici, commerciali, ricettivi e per la ristorazione; spazi di manovra in banchina ed alla cantieristica minore d’urgenza oltre che a viabilità automobilistica e ciclo-pedonale, percorsi porticati, verde di rispetto e di arredo, distributori di carburante, parcheggi di superficie ed interrati per le automobili di addetti e visitatori. Per l’area a Nord del perimetro esterno del parco archeologico il piano prevede manufatti per attività commerciali a supporto della crocieristica e della nautica, attività culturali, ricettive e ricreative oltre che ad attività commerciali, magazzini e servizi portuali. Nello stralcio del nuovo PRP che accompagna il bando per il concorso di idee, per le parti delle due aree in questione che insistono direttamente sull’area non ancora scavata del castello sono previsti alcuni parcheggi. Per il parco archeologico il PRP non prevede alcun ampliamento. Esso resterebbe pertanto confinato entro l’attuale perimetro, a dispetto anche delle previsioni del Piano Particolareggiato Esecutivo del centro storico di Palermo che per altro prevede che il mare torni a lambire i due lati del castello come accadeva fino al 1923.

Infine, la previsione di spesa per il restyling delle gru è esorbitante se si pensa che l’amministrazione comunale di Palermo per gli interventi su edifici e spazi pubblici nell’intero centro storico dispone solo di 18 milioni di euro!

Il PRP sottovaluta il valore storico del Castello a Mare: il “castrum inferius” o “palatium vetus”, già sede dei Viceré spagnoli e del Tribunale della Santa Inquisizione, è uno dei luoghi più emblematici della storia della nostra città sin dall’epoca del dominio araba. La sezione palermitana di Italia Nostra invita quindi il Consiglio Comunale ad emendare le attuali previsioni del PRP al fine: di ampliare i confini del Parco Archeologico facendovi rientrare l’intera superficie originaria del castello e tutte le sue pertinenze; demolire le due gru.

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