Italia Nostra

Data: 21 Marzo 2024

La “torre telefonica” di Ponte Arche

L’antenna di 29 metri che domina il paesaggio sopra Ponte Arche è il concretarsi di una dissonanza: il paese – che offre fonti curative, un parco di 14 ettari e strutture ricettive diffuse – e che propone uno stile di vita e d’accoglienza orientato al benessere, viene oggi marcato da un segno tanto vistoso quanto incongruo: l’emblema delle onde elettromagnetiche. Le infrastrutture per la telefonia mobile sono necessarie e nessuno intende rinunciare al cellulare (per rispondere a una domanda retorica, assurdamente proposta come argomento definitivo). Tuttavia, ciò non significa rinunciare a una valutazione più estesa, rifiutando a priori qualsiasi alternativa.

Per ogni problema tecnico esistono soluzioni più economiche, altre più funzionali, altre più rispettose dei valori paesaggistici (e quindi culturali ed economici) del contesto. E quando si opera in un contesto di notevole rilievo paesaggistico-ambientale, è indispensabile analizzare attentamente le possibili soluzioni, assieme a tutti gli enti e soggetti interessati, cittadini inclusi.

Pare, invece, che l’ASUC di Stenico non abbia condiviso nemmeno con il Comune una decisione tanto impattante. Non sappiamo se altre istituzioni siano state coinvolte. In ogni caso, l’ASUC – erede di una millenaria cultura della montagna – ha il dovere istituzionale di garantire la corretta gestione e la salvaguardia del patrimonio comune, la tutela e la valorizzazione dei beni di uso civico e delle proprietà collettive, “quali elementi fondamentali per la vita e per lo sviluppo delle popolazioni locali e quali strumenti primari per la salvaguardia ambientale e culturale del patrimonio e del paesaggio agro-silvo-pastorale trentino”.

Riguardo al valore del paesaggio, è necessario ricordare che la Costituzione, all’articolo 9, “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione […] nell’interesse delle future generazioni”; e che la Convenzione europea del paesaggio del 2009 fa del paesaggio un soggetto giuridico, un elemento chiave del benessere individuale e sociale la cui salvaguardia, gestione e progettazione comporta diritti e responsabilità per ciascun individuo. Si parla di diritto al paesaggio, in quanto prodotto dall’azione cosciente e sistematica della comunità; di paesaggio come bene comune dove l’interesse collettivo prevale su quello del singolo: se si deturpa un paesaggio, si sottrae qualcosa alla comunità, un concetto che dovrebbe essere più radicato nella coscienza collettiva. Nella sua “Storia del paesaggio agrario italiano” (1961) Emilio Sereni prevedeva, già allora, che il bello fosse destinato a essere sopraffatto dall’utile. Ponte Arche fornisce l’ennesima prova.

In questa cornice istituzionale e culturale, la torre telefonica appare un elemento che accentra impropriamente l’attenzione, s’impone sull’intero territorio sconvolgendone l’identità.

La sezione trentina d’Italia Nostra chiede alle istituzioni competenti di rivedere la soluzione adottata, spostando la torre in un luogo meno esposto – da individuare per mezzo di adeguata partecipazione pubblica – rendendo la sua presenza più rispettosa di un paesaggio già fin troppo mortificato.

 

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