Italia Nostra

Data: 2 Marzo 2020

WWF e Italia nostra: dal 2021 364 miliori di eruo comunitari per la transizione dal carbone in Sardegna

In una nota congiunta WWF e Italia Nostra Sardegna hanno sottolineato la necessità di procedere verso la decarbonizzazione. “L’Italia e, in particolare modo, la Sardegna devono indirizzarsi verso la riconversione “verde” delle zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente grazie ai 364 milioni che, dal 2021, saranno messi a disposizione dal nuovo Fondo europeo per la transizione equa.  Lo stabilisce la Commissione Ue nei country report, cioè le relazioni con cui la Commissione Europea esamina la situazione economica e sociale degli stati membri dell’Ue. Infatti secondo i calcoli dell’Ue, il nuovo strumento da 7,5 miliardi mobiliterà in Italia circa 5 miliardi d’investimenti. Il Wwf e Italia Nostra della Sardegna ritengono che specificamente la classe dirigente della Sardegna, ora non abbia più alibi per individuare strategie industriali ed energetiche oltre il carbone e oltre il metano che conducano alla giusta ed equa transizione con la chiusura, la riconversione e le bonifiche del SulcisIglesiente, a partire dall’ultima miniera a carbone italiana, quella di Monte Sinni, che dovrebbe essere chiusa gradualmente e riconvertita entro il 2025 che impiega 350 tra operai e tecnici.  In questa area geografica, depressa economicamente, spopolata e con un’alta percentuale di abitanti anziani e una disoccupazione giovanile terribilmente alta che raggiunge quasi il 36%, un basso reddito pro capite e una generale bassa qualità della vita, la riconversione “verde” potrà diventare un modello di vero riscatto per l’intera isola. La regione Sardegna, senza indugi, dovrà presentare a Bruxelles dei piani sulla riconversione energetica dei territori beneficiari del nuovo fondo che metterà a disposizione le risorse provenienti dal bilancio Ue 2021-2027. La Commissione ha identificato le aree in cui ogni Paese dovrebbe investire le risorse del nuovo Fondo europeo per un’equa transizione sociale combinando criteri di riduzione della quantità di emissioni di CO2 emesse dal settore industriale attraverso l’annullamento dell’uso delle fonti fossili quali carbone e metano, l’azzeramento dell’impatto della transizione ambientale sull’occupazione e la capacità economica del territorio di far fronte alla riconversione su clima ed energia a medio e lungo termine. La Sardegna ha dinanzi una sfida ed un’opportunità che sarebbe assurdo non cogliere arroccandosi sulle obsolete fonti fossili quali carbone e metano. L’assenza di altre infrastrutture energetiche sul gas e la necessità di chiudere le vecchie centrali a carbone può diventare una grande opportunità trasformando l’isola in un vero e proprio “laboratorio della decarbonizzazione per il clima e lo sviluppo sostenibile” che, puntando sulle rinnovabili, sull’efficienza energetica, sui trasporti sostenibili, su una rete elettrica intelligente ed evoluta e su moderni sistemi di accumulo, spinga l’isola verso un futuro fatto di sviluppo sostenibile e di nuova e stabile occupazione. Inoltre la Sardegna deve privilegiare un’industria innovativa e non energivora in considerazione del fatto che il maggiore consumo energetico è di gran lunga quello industriale rispetto agli altri settori. La trasformazione del sistema economico attuale verso quello circolare anche con la riconversione del polo dell’alluminio primario di Portoscuso (Alcoa – Eurallumina) in quello dell’alluminio riciclato notevolmente meno energivoro e meno inquinante attraverso percorsi sostenuti dall’Unione Europea per la creazione di posti di lavoro di qualità sociale e ambientale, reali e duraturi nel tempo. Un’economia circolare unita alle bonifiche – in forte ritardo – dei siti industriali inquinati (SIN) porterebbe la Sardegna in una nuova e reale prospettiva di Rinascita sociale, economica e ambientale”.

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