Italia Nostra

Data: 14 Settembre 2022

La signorina e la leggerezza dell’amore. L’ultimo libro di Giovanna Mozzillo, socia onoraria di Italia Nostra Napoli

Amore inatteso, amore imprevisto, amore incondizionato in una novella borghese dal titolo emblematico “La Signorina e l’Amore”, primo romanzo di Giovanna Mozzillo, scrittrice e socia
onoraria della sezione di Italia Nostra Napoli.
Il testo, recentemente ristampato per i tipi di Marlin editore, si avvale dell’introduzione del giornalista e storico Mario Avagliano e nella quarta di copertina presenta un commento di Raffaele La Capria.
Il titolo sottolinea uno degli elementi fondanti della trama, l’amore che irrompe nella vita della protagonista Rosella, zia dell’autrice, in modo prorompente, privo di qualunque controllo o
discernimento. Il sentimento provato dalla giovane nei confronti di un uomo sposato guida il lettore nella ricostruzione della città di Napoli dagli anni ’30 al dopoguerra, in un momento delicatissimo per il Paese stretto nella morsa bieca e brutale del fascismo inizialmente e poi in quella
drammatica della II guerra mondiale.

“Volendo mettere insieme questa storia – ci racconta Mozzillo in una “finestra” del testo aperta verso l’esterno – dal momento che i dati a mia disposizione non erano sufficienti – mi sono aiutata parecchio con la fantasia. Spero non ne sia venuta fuori un’operazione scorretta non da un punto di vista filologico, perché la filologia non rientra nelle mie aspirazioni. Ma da un punto di vista affettivo. Certe volte è difficile – davvero difficile – distinguere il giusto dall’ingiusto”.

Il coinvolgimento sentimentale da parte dell’autrice è effettivamente molto stringente e palpabile. Man mano che si scorrono le pagine giungono tanti elementi che aiutano a comprendere emozioni sempre crescenti fino a sconfinare nella compartecipazione alla vicissitudine straordinaria e breve vissuta dalla protagonista. La limpidezza della dimensione sognante del rapporto tra Rosella e Leonardo ci avvicina a vivere la semplice esistenza di una famiglia borghese degli anni ’30 ma senza illusioni. Si tratta di un primo ed unico amore al quale la protagonista consacrerà la sua intera esistenza senza rimpianti e nostalgie palpabili. Questa leggerezza avvolge anche le descrizioni della città che rappresentano un ponte con la disposizione urbanistica dei luoghi dell’oggi permettendo un tuffo in un passato, anche immaginifico, che altrimenti non sarebbe conosciuto ai più. Il mare di Posillipo, le passeggiate nel bosco, le prime al San Carlo ed ancora via Toledo e la stazione di Mergellina.

Ma a riempire le pagine, più che gli sfondi della città all’ombra del Vesuvio o le narrazioni dei cupi tempi del ventennio e del conflitto bellico, sono i sentimenti di dedizione e affetto, le emozioni di momenti vissuti e trascorsi, di leggere e segrete consapevoli nostalgie affidate a poche parole che rendono la separazione tra i due amanti solo un puro fatto materico.
Nell’intimo di Rosella, Leonardo che si arruola volontario e muore in guerra, in realtà non morirà mai.

“Una forza irresistibile lo aveva risucchiato – si legge nelle ultime pagine – e lui era scomparso, svanito. Nel nulla. Lei ne avrebbe custodito il ricordo nel suo cuore, gelosamente, come in un sacrario. Ma poi quando anche lei fosse morta, cosa sarebbe rimasto di quella cosa meravigliosa e irripetibile che c’era stata tra lui e lei?(… ) La vita ha delle leggi inesorabili. Va avanti, come se niente fosse. E esige che ogni cosa proceda come prima. Solo chi è caduto resta indietro: e non lo vedremo più…”.

L’epilogo è tracciato con la delicatezza che ha innervato tutto il bellissimo intreccio costruito da Giovanna Mozzillo sul canovaccio di una storia familiare che lascia solo bellezza e grande
interesse. Una trama che regala un tono di riflessione sempre sereno e lieve, come rimarcato dalla protagonista per la quale la felicità

“(…) è preziosa ma imprevedibile, si accende e si spegne come una stella capricciosa. Può durare una vita o sparire in un attimo. E non sempre di questo avvicendarsi del destino sono percepibili segni premonitori. Per fortuna! Altrimenti non ci sarebbe mai pace”.

Matilde Spadaro

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