Italia Nostra

Data: 23 Maggio 2019

Giornate della Legalità a Gela-Butera-Niscemi

Nell’ambito delle Giornate della Legalità, in corso di svolgimento presso gli Istituti scolastici diretti dalla professoressa Agata Gueli, ha avuto luogo martedì 21 maggio 2019, un incontro-dibattito sul tema “Legalità e Ambiente”. Ringrazio ancora una volta il dirigente scolastico per l’invito, per questo importante momento di incontro e di confronto pubblico, che ha avuto luogo nell’Istituto scolastico presso cui ho insegnato (“Enrico Mattei” di Gela). Insieme a me sono intervenuti: il presidente regionale del FAI Sicilia Giuseppe Taibi, che ha parlato delle positive, recenti esperienze di tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale nel territorio agrigentino, il sindaco di Gela Lucio Greco, che ha fatto cenno agli annosi problemi di vivibilità e di decoro della città, il vicesindaco di Butera Giusy Pisano, che ha indicato dei possibili itinerari turistici nel territorio buterese. L’incontro è stato coordinato e moderato, con la consuete grazia e intelligenza, dal dirigente scolastico Agata Gueli.

 

> Di seguito il contenuto del mio intervento.

Cultura, impegno e buona politica per sanare e rigenerare Gela

 

Paradiso e inferno. Esotica, geometrica e caotica. Estrema. Comunque indomita. Gela, al centro della costa meridionale della Sicilia, bagnata dal Mediterraneo, è città dalle fortissime contraddizioni. Un territorio bellissimo. Un territorio violentato, devastato dal punto di vista ecologico-ambientale. Un territorio che deve essere bonificato. Sanato. Rigenerato.

In un contesto in cui le testimonianze archeologiche rimandano a un passato straordinariamente ricco, la rapida, caotica espansione urbana della città degli ultimi decenni sconcerta e frastorna. Del resto, è impossibile descrivere Gela senza analizzare il diffuso abusivismo edilizio che, incurante di leggi e divieti, ne ha alterato la struttura urbana e paesaggistica sino a soffocarne, renderne quasi illeggibili le rilevanti stratificazioni storiche. Già nel 1900 Paolo Orsi iniziò scavi sistematici che, ancora oggi, continuano a riportare alla luce testimonianze della presenza dell’uomo sin dai tempi preistorici. Nel 669 a.C. i coloni rodio-cretesi fondarono la città sulla parte orientale dell’altura detta del Molino a Vento, controllando ben presto la costa e la pianura e creando, nel 580 a.C, la sub-colonia di Akragas (Agrigento).

L’apogeo venne raggiunto sotto il tiranno Gelone, il quale però, impadronitosi di Siracusa, vi trasferì nel 482 a.C. gran parte dei geloi. Distrutta dai cartaginesi nel 405 a.C. e rifondata nel 338 a.C., Gela fu rasa al suolo nel 282 a.C. dai mamertini. Finzia, tiranno di Agrigento, ne accolse gli abitanti nella nuova città di Phintias (Licata).

Dopo più di 1500 anni di disaggregazione, Federico II di Svevia, nel 1230, fondò la nuova città, sul sito di Gela arcaica, col nome di Terranova.

L’impianto urbano medievale, probabilmente cinto da mura, si strutturò tra l’attuale piazza Umberto I e largo Calvario, sui due assi ortogonali di corso Vittorio Emanuele e via Marconi. Infeudata agli inizi del XV secolo, la città venne circondata da una nuova cinta di mura nel 1582, entro la quale l’abitato rimase sino all’Ottocento. Dal 1927 la città ha ripreso l’antica denominazione di Gela.

Il recente, controverso sviluppo della città è contrassegnato dal grande impianto petrolchimico, costruito nel 1961, e dalla mancanza quasi assoluta di politiche di gestione e tutela del territorio. E’ evidente che dal suo importante passato la città può trarre forza, ispirazione e idee per un progetto di rinascita sociale, culturale ed economica, auspicato dai suoi abitanti e proclamato da politici e amministratori.

Credo sia utile ricordare che esistono saggi specifici e approfondimenti giuridici eloquenti che inquadrano la tutela del “bene archeologico” in rapporto all’assetto della città e del territorio. La Convenzione Europea del Paesaggio – CEP 2000 – e le ultime integrazioni al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio indicano proprio nella pianificazione paesaggistica (art. 143) le modalità di tutela e i rapporti che dovrebbero intercorrere fra le diverse componenti di un territorio. Inoltre, il dispositivo della sentenza della Corte Costituzionale n. 367 del 2007, che sancisce l’equivalenza fra ambiente, paesaggio e territorio, e quindi favorisce l’integrazione fra Stato e Regioni (responsabile della tutela dei Beni Culturali e del Paesaggio l’uno e dell’assetto del territorio le altre, fin dal 1946) dà forza e concretezza al seguente assunto: “il paesaggio è forma del territorio e aspetto visivo dell’ambiente“.

Nell’organizzare e pianificare il territorio, inteso nella sua valenza di paesaggio e ambiente, non si può dunque non tener conto delle zone archeologiche, così come, invece, si è fatto sino ad oggi. Certo è che in base alle leggi regionali, nazionali e alle convenzioni europee, il nostro Paese e la nostra Isola, così ricchi anche di “beni archeologici“, dovrebbe avere un assetto da far invidia. E invece… A volte basta poco per dare senso a un luogo. Basta recuperare ed evidenziare il senso che esso già possiede. Ma il più delle volte, se si vuole davvero fare dell’archeologia un elemento portante e non ostacolante dell’idea di città, bisogna progettare con cura il dialogo urbanistico tra antico e moderno: creare le cuciture per farli coesistere, e far sì che la coesistenza abbia un significato preciso e una precisa utilità. E a tal fine dovrebbero contribuire tutti i professionisti impegnati nella conoscenza, tutela e trasformazione dei nostri paesaggi: archeologi, architetti, urbanisti, antropologi, artisti, geografi, semiologi. Di certo, a Gela, è necessario promuovere una cultura della progettazione che attivi una virtuosa sinergia tra le prospettive possibili e le forze in campo. Di certo è necessario far uscire il dibattito dalle aule specialistiche per affidarlo ai cittadini. Di certo è necessario stimolare la collettività a interrogarsi sul ruolo dell’archeologia in città e ragionare con maggiore competenza e serenità sull’uso contemporaneo del passato per attivare scelte urbanistiche più consapevoli, più ponderate.

L’uso pubblico della storia non può essere lasciato al caso o a facili spettacolarizzazioni mediatiche. Può e deve essere il risultato di idee e progetti elaborati a proprio vantaggio dalla collettività. Perché è in gioco non un singolo monumento o luogo, ma il paesaggio quotidiano di chi vive e usa la città e il suo ambiente. Perché storia e paesaggio sono bene, risorsa comune. Penso che su questi temi, qui e ora, dovremmo attivare un dibattito forte, autentico. Generare idee, progetti.

Realizzazioni. Attivare un confronto con altre realtà dell’Isola. E della Sicilia contemporanea, con le sue fortissime, specifiche contraddizioni, con le sue straordinarie risorse umane che non possono andare disperse, Gela può costituire un tassello fondamentale. Un laboratorio di futuro e di felicità.

 

> Nel corso della serata, ho avuto modo di ricordare due importanti procedimenti giudiziari che hanno visto protagonista Italia Nostra in difesa del territorio di Gela: il ricorso – proposto dalla Raffineria di Gela (già Agip Petroli S.p.A.) contro la sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta, che ha ritenuto vere le dichiarazioni fatte dal presidente pro-tempore di Italia Nostra Saverio Di Blasi (difeso dall’avvocato Salvatore Morreale), nel comunicato stampa del 13 novembre 1999 – respinto dalla Corte Suprema di Cassazione (https://www.italianostra.org/la-cassazione-respinge-il-ricorso-della-raffineria-di-gela-vittoria-di-italia-);

il ricorso presentato presso la seconda sezione del Tar del Lazio dal Comitato no Peos e da Italia Nostra (difesi dagli avvocati Chiara Donà dalle Rose e Giovanni Puntarello) contro un mega impianto eolico proposto dalla Mediterranean Wind offshore (https://www.italianostra.org/eolico-offshore-nel-golfo-di-gela-successo-di-italia-nostra-al-tar-del-lazio/

 

https://www.italianostra.org/italia-nostra-alla-manifestazione-no-peos-contro-la-realizzazione-dell%E2%80%99impianto-eolico-offshore-di-gela/)

 

Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

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