Italia Nostra

Data: 13 Ottobre 2023

Roma, Italia Nostra Rm: revocare in autotutela permesso a costruire a Villa Bianca

VILLA BIANCA AL QUARTIERE TRIESTE: IL MIRACOLO DELLA LIEVITAZIONE DEI METRI CUBI.

ITALIA NOSTRA CHIEDE VERIFICHE E AUSPICA UNA REVOCA IN AUTOTUTELA DEL PERMESSO A COSTRUIRE.

L’AFFARISMO URBANISTICO AI DANNI DELLA CITTÀ STORICA VA FERMATO.

 

Dopo il primo caso emblematico di sostituzione edilizia con aumento di cubatura venuto alla ribalta nel 2017: quello del villino degli anni ‘30 in via Ticino, ai margini del quartiere Coppedè, abbattuto e sostituito con un candido edificio ampiamente terrazzato del tutto fuori contesto; non c’è giorno che non veda comparire cartelli di lavori per demolizione e ricostruzione con aumento di cubatura ai sensi del Piano Casa o dell’art 6 dell’altra Legge regionale per la Rigenerazione Urbana.

Ora il recente caso della ex clinica Villa Bianca è talmente eclatante da non essere tollerabile poiché va a stravolgere ed alterare un ampio ambito di Città Storica, molto qualificato per l’adiacente Parco Virgiliano-Nemorense e allo stesso tempo saturo al limite della invivibilità per la densità edilizia che sale dagli isolati intensivi di viale Eritrea.

Qui, nel caos della normativa urbanistica che sembra nata per far saltare ogni buona regola di pianificazione, per merito di abili tecnici gli originari 17.000 mc della clinica oramai demolita sono lievitati fino ai 47.000 mc (oltre 52.000 considerando i vani tecnici) degli edifici autorizzati dal Dipartimento Urbanistica ai sensi del Piano Casa, immancabile social housing incluso.

Questa volta, come ai migliori tempi della partecipazione attiva dei cittadini, la Città si ribella con mobilitazione, riunioni e appelli di associazioni e soggetti politici e con ricorsi al TAR.

Italia Nostra a sua volta chiede all’Amministrazione comunale di cogliere l’occasione di questo caso per dare un segnale di svolta alla deleteria deriva urbanistica in atto.

Ci sono infatti a nostro parere – e l’abbiamo scritto all’Assessore Veloccia e agli Uffici in una lunga lettera con motivazioni tecnico giuridiche – tutte le condizioni per un ripensamento, anzi per un annullamento d’ufficio in autotutela del permesso di costruire.

Non è più accettabile – ed ecco la connessa svolta auspicata – che normative regionali nate per favorire la valorizzazione dell’esistente e per riqualificare le periferie degradate si siano trasformate in grimaldelli al servizio della speculazione edilizia più deleteria. È infatti opinione consolidata che Roma ha sì un Centro Storico da conservare (non a caso dichiarato patrimonio UNESCO) in cui le normative in deroga non possono applicarsi, ma intorno vi è una Città Storica ugualmente da conservare. Insieme costituiscono l’immenso valore storico e sociale consolidato che porta prestigio alla Capitale e ricchezza diffusa, anche limitandosi a considerare solo il suo ruolo nella competizione del turismo internazionale.

Eppure la classe politica non è riuscita finora a reindirizzare le due normative regionali nate per consentire migliore vivibilità e riqualificare le periferie, finite per essere orientate a scompaginare brani di Città Storica esterna alle mura aureliane.

È compito delle forze progressiste intervenire decisamente su fenomeni degenerativi di questo tipo, ma lo è anche di chiunque ragionevolmente tenda a consolidare il futuro della Città di Roma verso obiettivi di ambiziosa valorizzazione.

Auspichiamo che il primo passo in questa direzione sia il provvedimento di revoca del permesso di costruire di Villa Bianca, come richiesto da Italia Nostra, per consentire il ricalcolo delle premialità assentibili e addivenire ad un ridimensionamento delle cubature e al rispetto degli standard di legge, preservando le magnifiche alberature del parco a vantaggio dell’ambiente cittadino.

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