Tutto quello che si è conservato della fotografia come forma di documentazione e di arte è nato alle origini da iniziative private. Il punto di partenza di un processo di graduale avvicinamento da parte delle istituzioni pubbliche alle raccolte fotografiche è individuato nel vigente Codice dei Beni culturali e del Paesaggio che indica con chiarezza tre aree di azione: tutela, fruizione, valorizzazione. Le immagini sono viste come uno strumento di straordinaria importanza per la conservazione e valorizzazione della memoria della comunità. Si sente pertanto il bisogno di intervenire per salvare i fondi documentari e le raccolte fotografiche di privati, del mondo della cultura, della politica e dell’Associazionismo. Vogliamo pertanto chiedere agli interlocutori più qualificati, presenti sul nostro territorio quali iniziative si possono mettere in campo per un maggiore coinvolgimento e partecipazione pubblica sul duplice versante del collezionismo: la fotografia come produzione artistica e linguaggio contemporaneo, la fotografia come documentazione antropologica e memoria storica collettiva, entrambe da preservare per promuovere conoscenza e nuovi saperi. Iniziamo con una esperienza nata a Macerata nell’800, lo studio fotografico Balelli attivo dal 1851 al 1972, gestito da tre generazioni di fotografi: Carlo Balelli (1817–1883), il figlio Alfonso (1862–1937) ed il nipote Carlo (1894–1981). Ne discuterà la nostra Serenella Canullo con Emanuela Balelli, insegnante, che ha assunto la responsabilità del Centro studi “Carlo Balelli” per la storia della fotografia che, dal 2009, ha avviato progetti per la valorizzazione dei fondi in accordo con le istituzioni che li conservano.
Teatrino San Cosma, L. go San Cosma, (g.c.), c.so Mazzini
Giovedì 21 marzo 2019 ore 17,00
LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE