Italia Nostra

Data: 1 Luglio 2020

Decreto Semplificazioni: intervista ad Aldo De Chiara

Decisa accelerazione sul Decreto Semplificazioni. Tanti interrogativi rimangono però aperti e, soprattutto, diventano preoccupanti per la tutela del territorio. Dopo la prima seduta dedicata alla discussione, ci sono ancora numerosi nodi da sciogliere, in particolare quelli relativi al condono e alle modifiche al DPR 380/2001. 

Per approfondire le questioni salienti per quanto attiene l’assetto territoriale, ci siamo rivolti ad Aldo De Chiara, magistrato di fama, noto per aver combattuto la piaga dell’abusivismo edilizio e che ha raggiunto l’apice della sua prestigiosa carriera ricoprendo la carica di Avvocato Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Salerno. Scrittore e apprezzato pianista e compositore di musica, è membro del comitato scientifico della Fondazione Castel Capuano e del comitato scientifico di Italia Nostra.

D) Dott. De Chiara, può fornire una sua opinione in merito alle proposte di variazione nelle norme relative alle soglie di aggiudicazione degli appalti? Nei 48 articoli sono previsti affidamenti diretti fino a 150.000 euro e assenza di gare per importi sotto i 5 milioni.

R) Vorrei operare una premessa per introdurre l’argomento. Capisco la necessità di rilanciare l’economia e quindi di rendere più snelle le procedure, di semplificare. C’è da dire però che dai primi anni ’90 sono state varate tante leggi di semplificazioni ma, evidentemente, se ancora oggi si tratta di questa specifica esigenza, vuol dire che non è stato raggiunto l’obiettivo. Dopo tanti anni siamo ancora a dolerci delle lentezze dell’apparato amministrativo.

Non è dunque un problema normativo ma un problema strutturale della pubblica amministrazione italiana che ha un’intrinseca fragilità e che dovrebbe essere organizzata per fornire procedure meno complesse per la gestione della cosa pubblica. Credo che questo sia un punto preliminare importante per la nostra riflessione. 

Coerentemente con la premessa, ritengo che consentire l’affidamento diretto per forniture e servizi il cui costo è pari o inferiore a 150.000 euro e consentire affidamenti pari a 5 mln di euro con procedura negoziata attribuisca soprattutto agli enti locali, il punto debole dell’apparato amministrativo, un potere discrezionale enorme.

D) Ritiene che questi provvedimenti possano dar vita ad una deregulation pericolosa? 

R) So che l’applicazione di queste disposizioni ha un suo termine, almeno nella bozza è indicato luglio 2021, però credo che sia concreto il pericolo di condizionamenti forti nei confronti di dirigenti che dovranno gestire questi appalti e che, avendo la possibilità di scelte discrezionali ampie, potrebbero avere pressioni molto pesanti. Per quanto attiene una deregulation in materia urbanistica, la mia contrarietà è netta. Abbiamo visto quanti guasti produce il condono edilizio. E nella sanatoria in questo caso è insito un pericolo maggiore perche’ essa può indurre gli enti locali a varianti generali o specifiche di piani regolatori e strumenti urbanistici e forte è il sospetto che in queste varianti si possano insidiare posizioni non conformi alla legalità.

D) Eccoci dunque alla questione del condono “mascherato”. Può illustrarci in breve la genesi di questa norma?

R) Si cerca di far rientrare nella legalità abusi pregressi senza ulteriori specifiche. Non è per la prima volta che accade sullo scenario politico e normativo italiano. Abbiamo visto i tre condoni, la corte costituzionale ha detto basta con le sanatorie edilizie, si pensi alla questione del condono sull’isola d’Ischia dopo il sisma dell’agosto 2017. 

D) E ancora…per quanto attiene la questione delle opere di interesse nazionale il timore di ingerenze della criminalità si può far concreto?

R) In alcune regioni italiane, il condizionamento è all’ordine del giorno, non solo regioni del Sud ma anche altre regioni, si pensi a quanti comuni sono stati sciolti per mafia. Ed è proprio nel complesso che tutta questa situazione potrà agevolare questi condizionamenti.

Comprendo l’esigenza di accelerare ma bisogna essere consapevoli che tutto ciò può comportare dei pericoli. Mi sembra che si possa dire pare che non siano stati concepiti dei controlli più incisivi per verificare la regolarità di queste nuove procedure. E’ da rafforzare un controllo in itinere e non ex post del giudice contabile perche’ ci si possa poi render conto della regolarità o meno dell’osservanza delle norme.

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